La Gazzetta dello Sport (S.Cieri-D.Stoppini) – Stretta di mano e via, perché poi Ciro ed Edin in campo si daranno le spalle come sul mappamondo fanno Torre Annunziata e Sarajevo, una che si riempie d’orgoglio guardando ogni mattina il mare, l’altra che fa il girotondo in un’Europa così vicina e così diversa. Ciro è sposato con Jessica e in Bosnia il suo nome l’hanno accostato a Blazevic, il c.t. croato che ha guidato la Bosnia e che così veniva soprannominato. Edin in Campania è giusto un’azienda che lavora nel settore dell’informatica. Vive con Amra, a Napoli poteva finire quando De Laurentiis lasciò partire Cavani. Alla Lazio invece no. Alla Lazio il bosniaco che di cognome fa Dzeko chiede il pass per una finale di Coppa. Obiettivo comune, vallo a dire a Immobile, che viene da un rigore conquistato e segnato. Dzeko no, al massimo lui i rigori li conquista, s’è capito che dal dischetto è meglio che vadano altri.
QUI CIRO – Anatomia di un derby visto dalla punta dell’iceberg. Anatomia di altri animali che non saranno rari come Nainggolan, ma preziosi di certo. Questa terra qui, questo prato qui è stato il giardino di tanti centravanti: Chinaglia, Pruzzo, Vieri, Batistuta, Crespo, Montella, Klose, a suo modo pure Totti. Più che le somiglianze, forse è bene lavorare sulle differenze. Immobile e Dzeko interpretano il ruolo del centravanti in maniera opposta. Val bene una mappa: in un posto – la porta avversaria – puoi arrivarci in un modo o in un altro, l’importante è riuscirci. Ecco: Immobile l’occasione se la costruisce, Dzeko la detta. Entrambi, in ogni caso, segnano. E pure tanto. Il laziale è a quota 15 reti stagionali, 14 in campionato e 1 in Coppa Italia. Uno score che, con tante partite ancora da giocare (12 di campionato e almeno 2 di Coppa Italia) può consentirgli di diventare il miglior bomber laziale dell’era Lotito. Davanti a lui ci sono Klose (record di 16 gol stagionali) e Rocchi (19 reti). Del tedesco Immobile era chiamato a raccogliere un’eredità pesantissima. A giudicare dai numeri (e anche dalle prestazioni) non solo non ne è rimasto prigioniero, ma è addirittura andato oltre. In una sola cosa Ciro è ancora inferiore a Miro: il rapporto col derby. Klose ebbe subito un impatto straordinaria con la stracittadina, decidendola – al primo tentativo – in pieno recupero e regalando alla Lazio una vittoria che mancava da quasi tre anni. Adesso di anni ne sono passati quasi quattro dall’ultimo successo biancoceleste e Immobile si candida ad emulare il suo predecessore anche in questo. Per la Lazio ed anche per il tabù personale che ha con la Roma. Che Immobile non è mai riuscito a battere nelle cinque volte in cui l’ha affrontata. Il bilancio è di 4 sconfitte e 1 pareggio, con un solo gol all’attivo. Ai tifosi laziali, con i quali il feeling è scattato subito, ha promesso un gol nel derby sin dalla scorsa estate. Nel match di andata in campionato ci è solo andato vicino. Ci riproverà nella doppia sfida di Coppa Italia. Stasera, ad aiutarlo nell’impresa, avrà un alleato speciale in Felipe Anderson. Il tecnico Simone Inzaghi ridisegna infatti la Lazio con un 352 in cui accanto a Immobile ci sarà appunto il fantasista brasiliano che, se in serata, può aprire spazi importanti. Chissà che la mossa non aiuti Ciro a sbloccarsi contro la Roma.
QUI EDIN – Dicono che Dzeko abbia il destino nel proprio nome. Qualunque strada preferiate, perché c’è chi dice che Edin abbia un’origine ebraica che richiama l’Eden, una «delizia» per gli occhi come i suoi 29 gol stagionali raccontano. Se invece scegliete la genesi anglosassone, Edin vale «un uomo ricco», e sì che al bosniaco il conto in banca sorride da un po’. Ma ricca con lui s’è fatta la Roma tutta di quest’anno, arrivata alle porte della primavera con un centravanti che legittima ambizioni di vittoria. Col City ha già vinto una Coppa di Lega, una Fa Cup e un Community Shield: sa come si fa, se qualcuno possa mai aver pensato il contrario. Ma Dzeko sa come si fa a segnare, soprattutto. «Mi pagano per questo, non posso essere contento se non faccio gol», disse quando pareva stesse per divorziare con la porta avversaria. Era solo una crisi passeggera. Roberto Mancini, un anno e mezzo fa, quando Edin era appena sbarcato in Italia, disse: «Farà 20 gol in campionato». Ha sbagliato la tempistica, non la previsione. Ora Dzeko è l’attaccante che in Serie A tira di più in porta. Dribbla meno di Immobile, ma spizza il pallone, gioca di sponda e verticalizza di più. In definitiva: gioca di più con i compagni. L’ha detto lui, fotografando se stesso come neppure Steve McCurry saprebbe fare: «Mi chiedete se non c’è Roma senza Dzeko? No, è il contrario, non c’è Dzeko senza Roma».