Il Corriere della Sera (Andrea Arzilli) – Ieri mattina il club giallorosso è arrivato in via Campania per dire la sua sul video hot, inoltrato a molti tesserati da un calciatore della Primavera all’epoca minorenne, che ritrae la donna in atteggiamenti intimi con il fidanzato, anche lui dipendente poi licenziato. Nella sede della Procura si è presentato l’avvocato Lorenzo Vitali. Chiné non indaga sul licenziamento, che è materia del giudice del lavoro. Ma sulla responsabilità dei giocatori che avrebbero condiviso il video sui loro smartphone: sui tesserati pende il rischio squalifica per aver violato il principio di lealtà mentre sulla Roma una sanzione per responsabilità oggettiva.
La Roma ha ribadito la sua posizione sulla dinamica dei fatti, la stessa della nota fatta uscire dopo lo scoppio del caso per respingere le accuse di sessismo attribuendo il licenziamento alla «violazione del codice etico» da parte dei due dipendenti. E ha aggiunto di ritenersi «vittima di un atto esterno diffamatorio volto a destabilizzare il club». Davanti al procuratore il club avrebbe anche rimarcato il fatto di essere un’azienda privata e di non comprendere il perché, per fatti di ambito giuslavoristico, debba confrontarsi con la giustizia sportiva. Dopodiché ha assicurato che «farà tutto il possibile per fare luce sulla vicenda» e che c’è «fiducia nella procura federale e collaborazione con tutti gli organi competenti». Ma che «per noi non sono emersi elementi di accusa nei confronti di calciatori delle giovanili».