Il Messaggero (E.Bernardini) – Di rivoluzione in rivoluzione. L’introduzione della Var è stato solo il primo passo di quello che sarà un cambiamento epocale per il calcio. Dopo le prime polemiche per il tempo perso e la difficoltà di recuperarlo, ecco che il tempo effettivo (l’orologio si ferma quando lo fa anche il gioco) diventa sempre più una necessità. Ci si arriverà. Certo non nell’immediato perché ci vuole tempo per avviare un cambio di regolamento così drastico. Provate solo ad immaginare cosa può significare. Ci sono già state pressioni politiche affinché possa partire la discussione. L’Ifab, l’organo internazionale che materialmente scrive le regole del calcio, ci sta pensando. In realtà, il direttore tecnico dell’International board, l’ex arbitro inglese David Elleray, avrebbe già un pacchetto di proposte. Le porterà nella riunione annuale che si terrà a marzo 2018. Intanto, in questi mesi, si penserà esclusivamente a migliorare il feeling con il sistema e a capire le eventuali migliorie. Dopo il mondiale in Russia, il tempo effettivo di gioco diventerà un argomento centrale di discussione.
COSA CAMBIA – L’idea, seppur ancora solo embrionale, è quella di far diventare le due frazioni di gioco da 30 minuti e non più da 45. Il tempo effettivo da un lato annullerà tutte le lungaggini dovute alle eventuali “soste” della Var e dall’altro scoraggerà tutti quei giocatori che fingono infortuni o che impiegano infiniti minuti per rimettere in gioco la palla. Basti considerare che oggi il tempo medio effettivo di una partita di serie A è di 57 minuti sui 90 regolamentari. Dunque, niente più furbetti o polemiche per quella decisione dell’arbitro così elaborata. Chiaramente ci dovremmo aspettare delle partite molto più lunghe. Impossibile fare stime,ma di certo bisognerà cominciare a vedere il gioco del calcio sotto un’altra luce. Perderà la sua bellezza? Impossibile dirlo ora.
LEZIONI D’ITALIANO – Intanto la prima giornata, al netto dell’”errore” dell’arbitro Massa in Bologna-Torino, ha portato grandi benefici e soprattutto ha funzionato alla grande. Non si può dire lo stesso per la Germania, partita con Italia e Portogallo nella sperimentazione. Sabato ad Amburgo, Berlino e Hoffenheim gli arbitri non erano collegati col centro di controllo di Colonia e addirittura su sei dei nove campi non funzionava il sistema di controllo del fuorigioco. Un sovraccarico sul cavo ottico sarebbe stato alla base del problema secondo il provider ‘Hawkeye’ che gestisce il software, uguale a quello italiano. Ecco che allora la Germania si è rivolta proprio alla nostra Lega di Serie A per capire come sono stati cablati gli stadi. Un lavoro lungo, durato più di un mese, dove oltre alle verifiche strutturali ci sono stati anche una serie di test per il meccanismo. Fortunatamente tutto è filato liscio.