Il Tempo (Nati il 7 giugno) – Mi capitò, nella primavera del 2001, di accedere nello spogliatoio di Trigoria. In quello dove gli atleti si cambiavano, mi colpì il fatto che a molti erano stati attribuiti soprannomi completamente sconosciuti all’esterno. Non erano quelli che conoscevamo grazie alla fantasia di Carlo Zampa. Uno, sopra la maglia numero 9, recava la scritta “piagnella“. Non mi vennero rappresentati episodi particolari che giustificassero quella storpiatura del cognome, ma da qualche anno ne posso comprendere il motivo. Da quando l’ex aeroplanino siede sulle panchine delle società di serie A, è solito immutare quello che i comuni mortali vedono durante le partite, riuscendo sempre a darne una diversa interpretazione. Non ha fatto eccezione quanto accaduto dopo Milan-Roma. Contento lui, mi auguro siano soddisfatti delle sue spiegazioni anche gli azionisti cinesi, altrimenti la vedo dura per Montella conservare la panchina. Certo, dopo mesi in cui hanno attribuito al Milan certezze di qualificazione in Champions e possibili inserimenti nella lotta per il titolo, tre sconfitte in sette partite impongono una seria riflessione, non tanto per il mister, quanto per i critici, talvolta, compiacenti.
Tra questi ultimi, particolare rilievo va dato a quelli che sottovalutarono, oltre misura, la vittoria della Roma a nella prima giornata, convinti di una maggica al massimo da quinto posto. A Bergamo contro l’Atalanta in molti soffriranno, perché Gasperini è tanto antipatico, quanto bravo. Se n’è accorta anche la Juventus, subito sorretta dagli opinionisti amici: dopo sette giornate hanno già deciso che la Var non deve essere usata perché, a loro dire, così non è più calcio. E in effetti per la Juve adesso è come giocare un altro sport. Ad ogni buon conto, ennesima prestazione maiuscola di quell'”intruppone” di Dzeko e rete di Florenzi. Ribadisco che ci è mancato proprio tanto. Senza Orsato… Ps: mi è capitato casualmente di ascoltare in radio la presentazione dei calciatori prima dell’incontro organizzato da Kaladze. Che il giocatore più osannato sia stato un ragazzo quarantenne di Porta Metronia, gradirei mi fosse spiegato dai conduttori tifosi della squadra di provincia, che per anni lo hanno apostrofato come “coatto di periferia“. Che poveracci.