Corriere della Sera (L. Valdiserri) – Quella dell’andata fu la partita dei fischietti (proibiti) e delle app scaricate sugli smartphone per scatenare l’inferno ogni volta che toccava il pallone. Per Romelu Lukaku la gara del 29 ottobre scorso, a San Siro, davanti al pubblico che non gli perdonava di aver flirtato in estate con la Juventus, fu un dolore quasi fisico. Toccò pochi palloni, prese una valanga di insulti e perse la partita. Adesso, sulla panchina della Roma che fu di José Mourinho, c’è Daniele De Rossi, che ne ha vinte tre di fila ma dato che le avversarie si chiamavano Verona, Salernitana e Cagliari sembra quasi che quei 9 punti non contino. La sfida contro l’Inter alza l’asticella.
Lukaku ha segnato il primo gol dell’era De Rossi, dopo 19 minuti contro il Verona, e poi, in quanto a reti, si è fermato. La ribalta l’hanno presa Lorenzo Pellegrini e Paulo Dybala, con 3 gol in 3 presenze. A De Rossi, però, è piaciuto anche il Lukaku uomo squadra: “L’attesa di Romelu? Mi basterebbe che facesse la stessa partita che ha fatto contro il Cagliari”. Lukaku è in prestito secco alla Roma fino a giugno. Il Chelsea ha inserito nel suo contratto una clausola rescissoria da 43 milioni di euro. Impensabile per una Roma non qualificata per la Champions League e comunque da valutare dopo il rientro di Tammy Abraham, a marzo, che al contrario di Lukaku è di proprietà del club e ha un contratto fino al 2026. La sua avventura alla Roma potrebbe essere di un anno solo, ma di sicuro la data di oggi l’ha segnata da tempo sull’agenda. Senza vendette da prendere ma con tanta voglia di farsi rimpiangere.