Il Messaggero (A. Sorrentino) – Abituato al tartufo e ai vinelli pregiati in un passato che gli appare sempre più remoto, Mourinho ha provato il miracolo a Bologna impiattando il quinto quarto, come da tradizione della cucina romana: animelle, fegatelli e frattaglie varie. D’altronde i quarti nobili non c’erano: Smalling, ormai detto il fu Mattia Pascal; Dybala dalle fibre di seta e Lukaku dagli indecifrabili impulsi e pensieri.
Alle prese col piatto povero che non ha in repertorio, José è andato in confusione inserendo Sanches, ma alla fine, oltre a infierire sulle “cicatrici emotive” di Renato, ha tirato fuori una dichiarazione d’amore delle sue, la stilo immersa nell’arsenico: “Voglio stare qui, ma con una squadra di giovani”. Sottotesto, dedicato ai boss: inutile che mi riempiate la rosa di scommesse e tendini infiacchiti, se il cammino da fare è penitenziale allora ammettiamolo coi fatti, rinunciamo al cerone e mostriamoci per quelli che davvero siamo. Ovvero un club che non può arrampicarsi in alto e riparte dal basso. Perché quando si parla di aprire ai giovani, è segnale chiaro di progetti di piccolo calibro, non destinata immediate ribalte.
Che lui li voglia accettare e addirittura incarnare, è una sorpresa e sarebbe un unicum nella sua carriera: ci crede davvero, al progettone del vivaio, lui che i bambini li ha sempre inseriti solo se costretto? Pare piuttosto una mossa per stanare l’imperscrutabile capoazienda, e intanto aprirsi una via di uscita.