Il Genoa che non aveva mai vinto all’Olimpico, la vittoria da cogliere a tutti i costi, gli altri due Monday Night in cui il successo non era mai arrivato, Osvaldo che cercava il primo gol dell’anno: le premesse per una notte di attese e rimpianti c’erano tutte. E invece, contro tutto e tutti, contro la scaramanzia e contro i gol divorati davanti al portiere avversario, la Roma batte la formazione di Marino col minimo scatto (1-0, Osvaldo al terzo minuto) ma con la massima soddisfazione possibile. Perché i tre punti conquistati dopo quelli portati via da Palermo consentono alla Roma di riproporsi alla grande per l’Europa che adesso dista 4 punti (terzo posto occupato dalla Lazio) e 3 punti (quarto posto condiviso da Udinese e Napoli).
Mancano 10 partite alla fine del campionato: tutto è ancora possibile. E le facce dei giocatori mentre lasciavano il campo sulle note di Grazie Roma, stremate ma felici, lo lasciavano ben intendere. E lo lasciava ben intendere anche la Curva Sud che prima della partita espone uno striscione che, in poche parole, sintetizza ogni cosa: «Appoggiamo la vostre idee ma la nostra voce merita sfide europee». Sfide che i giocatori dimostrano di voler vivere già dall’avvio. Tre minuti e Roma in vantaggio: assist di Greco per Osvaldo, stop non perfetto, Marco Rossi si addormenta e destro in diagonale sotto la Sud che non lascia scampo a Frey. Per l’attaccante è il primo gol del 2012, il nono stagionale in diciannove partite. Per lui esultanza con la bandierina e tanti abbracci dei compagni che ringrazia, dedicandosi in particolare a Greco: «Grande palla».
La Roma fa la partita ma, a parte uno splendido assist di Lamela di tacco, davanti a Frey non succede niente mentre davanti a Stekelenburg Palacio se ne va tra Kjaer e Taddei e lascia partire un tiro che sfiora il palo. La Roma si riaffaccia dalle parti del Genoa al 20’ con una gran botta di Greco. Sugli sviluppi dell’angolo il pallone capita sui piedi di Kjaer che, a specchio spalancato, prima passa a Heinze poi riceve di nuovo il pallone e, spinto dalla Sud, (“tiraaaaa”) prende coraggio e lascia partire un destro alto sopra la traversa. Osvaldo si divora il raddoppio al 20’ quando, servito da Taddei e solo davanti al portiere rossoblù, manda a lato. Ancora l’italo argentino ci prova 8 minuti più tardi ma il suo destro sfiora la parte superiore della traversa. Centoventi secondi dopo la Roma reclama un rigore per un fallo di Kaladze in area su Greco ma Giannoccaro lascia proseguire e sul ribaltamento di fronte Belluschi contrastato da José Angel colpisce debolmente il pallone e lo manda nelle braccia di Stekelenburg. Il primo tempo termina con un possesso palla imbarazzante da parte della Roma (61%) ma solo con una rete e la ripresa si apre con i giallorossi alla ricerca del colpo del ko.
Il primo tiro è di Lamela, troppo debole e Frey respinge con facilità. Al 13’ Luis Enrique prova a dare più vivacità all’attacco togliendo proprio l’argentino e inserendo Bojan. Lo spagnolo dopo pochi minuti ha sui piedi la palla del raddoppio: assist morbido di De Rossi a scavalcare la difesa, Bojan riceve ma col sinistro non inquadra lo specchio. Un giro d’orologio e Stekelenburg toglie da sotto la traversa un destro dal limite di Veloso. Il Genoa preme, la Roma non riesce a chiudere la partita e Palacio, scattato sul filo del fuorigioco, manda incredibilmente sulla traversa a porta spalancata. L’Olimpico trattiene il fiato, Luis Enrique si mette le mani nei capelli e si siede in panchina, De Rossi e Greco provano a dare la scossa e l’allenatore prova a fare lo stesso togliendo un esausto Greco, tra i migliori, per inserire Marquinho. Il brasiliano entra subito in partita: prima conquista una punizione dal limite (calciata male da De Rossi) poi prova col sinistro a sorprendere Frey che si rifugia in angolo. Battuto, il pallone arriva a Bojan che prova un destro al volo da 25 metri ma, anche in questo caso, la porta del Genoa pare stregata. E gli ultimi minuti diventano una sofferenza anche perché Giannoccaro non fischia più un fallo alla Roma. I giallorossi sono stremati: De Rossi, al 90’, chiede un paio di volte all’arbitro quanto manca, Osvaldo fa lo stesso, Luis Enrique è costantemente in piedi davanti alla panchina. Il fischio finale arriva sull’ennesimo tiro di Bojan, ancora fuori di un soffio, ed è una liberazione per tutti. Soprattutto per l’Olimpico che, parola della Curva Sud, si merita notti di sfide europee. E la Roma c’è.
Il Romanista – Chiara Zucchelli