Altro che crisi, la Roma è in crescita. Non in fatto di punti, quello no, anche perché crescere rispetto ai 30 punti in 10 partite non sarebbe stato possibile anche volendo. No, laRoma è in crescita dal punto di vista della produzione di conclusioni, che spesso è l’indice più significativo della qualità del gioco di una squadra. Perché se non tiri vuol dire che non hai idee, che non hai gambe, che più semplicemente c’è qualcosa che non va.
Bene, sotto questo aspetto la Roma e i romanisti possono sorridere nonostante i tre pareggi consecutivi. Che fanno male, soprattutto perché la Juve nel frattempo ha vinto sempre. Ma ci sono pareggi e pareggi. E allora ritornano in mente le parole serene di Walter Sabatini subito dopo Roma-Cagliari: «Non è stata una partita sterile, Avramov è stato il migliore in campo – aveva detto il ds -. Bisogna avere la lucidità di capire che non è il nostro momento e dobbiamo superarlo così. Non dico in allegria, ma con la consapevolezza che torneremo a vincere presto». Non speranza, ma consapevolezza. E c’è una bella differenza. Così come c’è differenza tra partita e partita. Ci sono quelle che magari porti a casa un punto ma non produci nulla, che fai fatica. La Roma non è certo in quella condizione, tira come e più di prima. Tira soprattutto più degli altri. E non lo ha fatto solo nel periodo di splendore, quando tutto girava per il meglio, quando arrivavano vittorie e gol a valanga, lo ha fatto anche in queste ultime 3 giornate in cui ha segnato solo due volte raccogliendo 3 punti.
Non sono opinioni, sono numeri. Ufficiali. Quelli della Lega Calcio che dopo ogni giornata di campionato fa il report di ogni singola partita. Cominciamo proprio dalla Roma, che lunedì sera contro il Cagliari ha tirato la bellezza di 19 volte (solo in una occasione in tutto il campionato ha fatto meglio, contro il Verona), di cui 7 nello specchio della porta diAvramov, che per una sera è diventato una via di mezzo tra Yashin eDasaev. E non tiretti buttati là tanto per fare, ma conclusioni vere che hanno richiesto parate al limite del miracoloso. Su tutte quella per togliere dall’incrocio il missile di Maicon, ma anche quella su Burdisso, oppure quella su Strootman o sul destro al volo di Florenzi. E poi c’è anche il palo di Gervinho. Insomma azioni realmente pericolose.
Prima della sosta, contro il Sassuolo la musica era stata simile con 17 tiri di cui 6 nello specchio. Altro piccolo salto indietro fino a Torino, fino al primo dei tre pareggi. Anche in quella serata poco brillante, anche con quella prestazione non proprio da stropicciarsi gli occhi, arrivarono 12 conclusioni di cui però appena 3 in porta (va comunque detto che allaFiorentina per battere il Milan a San Siro 2-0 sono bastati due tiri nello specchio). Il Totale fa 48 tiri in tre partite. Nessuna delle squadre di vertice ha fatto meglio. Non la Juve, che si è fermata a 40. Non il Napoliche ne ha fatti 39. E tanto meno la Fiorentina che non è andata oltre le 33 conclusioni. La più vicina ai giallorossi è stata l’Inter di Mazzarri con 46, di cui ben 19 in porta. E’ qui forse la differenza della Roma dalle altre. Anche il Napoli, sempre nelle ultime tre giornate di campionato, ha impegnato 19 volte il portiere avversario. La Juve addirittura 22. Ma è una differenza che c’è dall’inizio del campionato e non nelle ultime tre partite. Non è insomma uno scadimento di forma.
Un problema di precisione? È anche sbagliato definirlo problema, piuttosto è una caratteristica che la Roma aveva anche per tutta la cavalcata da record. Anzi, semmai la formazione di Garcia sembra aver ingranato un’altra marcia, sembra aver pigiato ulteriormente il piede sull’acceleratore. I tiri delle ultime tre giornate sono più di quelli della media stagionale che è di 15,2 conclusioni a match. Contro Torino,Sassuolo e Cagliari sono state complessivamente 48, ovvero 16 a partita. Una differenza non eclatante, ma comunque un incremento. Non certamente una flessione. E allora torna ad essere avvalorata la sensazione che tutti i romanisti hanno avuto dopo gli ultimi due mezzi passi falsi casalinghi (un po meno dopo Torino), ovvero che il risultato fosse in gran parte frutto del caso, di una buona dose di sfortuna, di vento che gira nella direzione sbagliata da qualche settimana. Si è segnato certamente meno perché sono mancati Totti e Gervinho (e il capitano manca ancora), ma il meccanismo messo in piedi da Garciafunziona ancora benissimo. Un meccanismo che ti permette di non prendere gol praticamente mai. Tre soli quelli subiti, che pure a moltiplicarli per tre si ha sempre la migliore difesa del campionato. Un meccanismo che ti permette di essere l’unica squadra ancora imbattuta del campionato. Come Barcellona, Paris Saint Germain e Bayern Monaco. Tanto per ricordarci e ricordare tutti a che livello è la Roma di quest’anno.
Il Romanista – D. Giannini