Il Corriere della Sera (G.De Carolis) – L’imitazione torna nel museo della storia del calcio e l’originale riprende il suo posto al centro del gioco. Con la resa di Milan e Roma, chiude in serie A (ma un po’ ovunque in Europa) la sua parabola il falso nove e in scena rientra il centravanti classico. Tutte le mode hanno un tempo, quella dell’attaccante di manovra è finita. Fu una novità assoluta quando nella Grande Ungheria degli anni 50 l’allenatore Sebes trasformò l’esterno Hidegukti in centravanti arretrato, dietro i finalizzatori Puskas e Kocsis, per non lasciare punti di riferimento agli avversari.
L’Inghilterra dei maestri si schiantò e il 3-6 dei magiari a Wembley diventò leggendario. Lezioni, soprattutto innovazioni. Altre ce ne sono state negli anni, perché il calcio è cambiato spesso nella sua regola d’oro: il fuorigioco, la chiave di tutto. E si sono rincorse soluzioni per aggirare le trappole delle difese. Guardiola al Barcellona ha rivoluzionato ancora il gioco. Ha reintrodotto o esaltato, il mito del falso nove. Ci aveva provato Spalletti alla Roma, ma è lo stile del tecnico catalano ad aver fatto scuola.
Il tiki taka ha macellato un attaccante come David Villa per esaltare il genio di Messi e ha sacrificato pure Ibrahimovic. Il Barcellona vinceva, gli altri copiavano un modello non replicabile altrove. Sono serviti anni di fallimenti per comprendere l’unicità di quella squadra e di quel giocatore. Ma fino alla passata stagione c’è chi lo ha riproposto. Il Milan ha bruciato centravanti come Torres, Destro e Pazzini preferendo Ménez che pure ha dato buoni frutti, segnando 16 reti: non sono bastate ad assicurare un’annata decente.
La Roma invece ha sempre puntato — giustamente — su Totti. Forse però non è un caso se i rossoneri l’ultimo scudetto l’hanno vinto con un ariete come Ibrahimovic, i giallorossi quando di punta c’erano Batistuta e Montella. Il falso nove è morto e se la Juventus aveva da tempo ripreso la strada più classica con Tevez, anche le altre si sono adesso allineate. Non c’è solo un ritorno al centravanti, ma alle punte di peso. I bianconeri hanno scelto Mandzukic, la Roma Dzeko, il Milan ha pescato due più di movimento come Bacca e Luiz Adriano, l’Inter ha in Icardi un terminale letale, il Napoli sfoggia Higuain, il prototipo dell’attaccante.
Le difese si chiudono, il fuorigioco subisce continue variazioni e anche le piccole si adeguano. Nel Verona Toni, lui sì centravanti di peso, è stato capocannoniere (con Icardi) della passata stagione, il Bologna oggi cerca Destro, l’Udinese da sempre coperta in attacco da Di Natale si è buttata su Zapata. Non è solo l’uomo d’area a servire, ma anche il punto di riferimento capace di far salire la squadra e finalizzare la manovra.
E pure il Barcellona in fondo ha un po’ abbandonato il suo modo di essere se al fianco di Messi ha aggiunto Suarez. Guardiola però ancora insiste al Bayern Monaco con Muller e l’uomo d’area Lewandowski di sovente lasciato a sedere. Pure il Manchester United ha Rooney, non certo un molosso. Eccezioni. Il Chelsea di Mourinho sta all’opposto con Diego Costa e Falcao, il Psg apre le difese con Ibrahimovic e Cavani. Di falso qui non c’è quasi più nulla, i numeri 9 oggi sono tutti verissimi.