Il prossimo derby di Roma giochiamolo ad Oslo

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La Repubblica (G.Mura) – Giovane incensurato e militare irreprensibile, nel linguaggio del collegio difensivo, ammazza la moglie. Condannato nel 2012 all’ergastolo, pena che scende a 30 anni nel 2013 e a 20 anni nel 2015, essendo cancellata l’aggravante della crudeltà. Sentenza molto difficile da capire in generale, non solo da chi sta pensando di ammazzare la moglie, e non è il mio a caso. Si tratta di fissare la soglia della crudeltà, visto che 35 coltellate portano uno sconto di dieci anni. Quante coltellate servirebbero per rendere crudele un delitto? Più di 50? Più di 75? Una cosa più sbrigativa, tipo una fucilata, garantirebbe qualche altro sconto? Il codice fa differenza tra crudele, efferato, feroce, disumano, spietato? Secondo gli aspiranti Rambo che dicono la loro sul web, l’irreprensibile militare sarebbe vittima di un errore giudiziario. Perché, in quanto militare e istruttore di militari, doveva sapere che un colpo di coltello è sufficiente ma, soprattutto, non avrebbe lasciato agonizzare la vittima, correndo il rischio che lo denunciasse con l’ultimo respiro. I 35 colpi, cioè 34 di troppo, sarebbero una prova d’innocenza.

Innocenti, assolti perché il fatto non sussiste, anche i sei ultrà che allo stadio di Busto Arsizio, con i loro cori avevano spinto Boateng ad uscire dal campo e tutto il Milan a seguirlo . Erano i primi giorni del 2013, era un’amichevole, dettaglio che ai buuuhisti non è mai importato granché. Fu la prima volta, su un campo italiano, che una squadra lasciava il campo per solidarietà. Grandissima eco in tutto il mondo, pagine e pagine di giornali, inchieste tv. In prima istanza, le condanne andarono dai 40 giorni ai 2 mesi, più 10mila euro di risarcimento alla Lega Pro. La Corte d’Appello di Milano ha assolto tutti. Le motivazioni saranno presentate entro un mese e non vedo l’ora di leggerle. Allucinazione collettiva per tutto quanto il Milan? Acustica deformante come gli specchi al lunapark? Ci vuole orecchio. Aspettiamo le motivazioni. Avranno ben altro spessore, si spera.

Come si spera che ci sia, tra quattro anni, una candidatura più forte di quella del principe Alì, che rimbalza come un tacchino contro l’aquila di Visp. Impresentabile, secondo molti, ma non invotabile. Impresentabile è parola molto usata, di questi tempi, e non solo per le elezioni Fifa. Ma gli impresentabili si presentano ugualmente e sono stravotati sia dalla casta sia dalla massa. Noi siamo come i mitili, ci piaccion le acque torbide. In un tentativo di demitilizzazione, una proposta che riguarda il derby di Roma. Un cocktail classico che ogni volta presenta ingredienti nuovi. I soliti accoltellati, d’obbligo come il gin nel Martini. L’oliva della città blindata. Duemila agenti che sarebbero contenti di occuparsi d’altro. Di nuovo, la gita-premio dei fascisti polacchi, le magliette ad hoc di Totti e Florenzi che non fanno più ridere nessuno, un sospetto medio teso di De Rossi, sospetto perché fosse stato certo l’avrebbero sanzionato. O no? La mia proposta, da ora, è che il derby di Roma si giochi a Oslo. Poi si vedrà, senza escludere nessuno. Non neghiamo un po’ di colore e calore locale al resto d’Europa. Facciamo un po’ di sana pubblicità alla nostra capitale, che vuole le Olimpiadi.

anche a qualche libro. Due hanno lo sport sullo sfondo. “Sei l’odore del borotalco”(ed. Gutenberg) l’ha scritto Sergio Mari, già centrocampista della Cavese, della Juve Stabia, dell’Akragas, poi titolare di una galleria d’arte a Salerno, attore ed esperto di tammurriate. Racconta la storia di un padre malato e di un figlio ex calciatore. “La giovane morte di Mario Pietrantoni” (ed. Frassinelli) l’ha scritto Enrica Belli, giornalista Rai. Con un occhio alla fine di Bottecchia, ma qui il colpevole salterà fuori, narra di un ciclista abruzzese ventenne, un futuro campione, trovato morto nel giugno 1931. Due s’ispirano alle canzoni. “Lontani dagli occhi” di Enzo Gentile (ed. Laurana) racconta cinque artisti lontani tra loro: Fred Buscaglione, Piero Ciampi, Nino Ferrer, Herbert Pagani, Sergio Endrigo. Lontani ma avvicinati da una fine tragica, o da un lungo oblio. “Peccato l’argomento” di Sandro Patè (ed. Log) è una biografia a più voci di Enzo Jannacci. “Le ragazze sono partite” a me pare un gran bel titolo. Le ragazze, quasi bambine, sono quelle che lasciavano i paesi sardi per andare a fare la serva, così si diceva allora, “in su continente”. Dove erano pagate poco ma in lire, non in capre. Autore Giacomo Mameli, ed. Cuec. Fulvio Scaparro, psicoterapeuta, firma “L’antispocchia” (ed. Bompiani). Sottotitolo: “Come ho imparato a difendermi dagli arroganti”. Letto d’un fiato, non per imparare a difendermi ma perché scritto con intelligenza e leggerezza.

cattivi pensieri salutano, riprenderanno con la prima di campionato. Con un ultimo saluto affettuoso, triste-allegro a Bruno Pesaola, come avrebbe voluto lui: un whisky senza ghiaccio e una sigaretta. Ora che hai passato la porta nera, guarda che luna, Petisso. Guarda che mare.

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