Pagine Romaniste (F. Sereni) – È stato l’acquisto dell’estate, il più esoso almeno in termini di investimento. In ordine di tempo è però arrivato dopo Rui Patricio, Shomurodov e Viña e ha fatto inevitabilmente molto più clamore. Il 15 agosto è sbarcato a Roma Tammy Abraham, l’attaccante del Chelsea campione d’Europa in carica, pronto a prendersi il 9 lasciato libero dall’altro centravanti che tanto bene ha fatto nella Capitale, Edin Dzeko. Mourinho dirà poi che il mercato è stato di “risposta”, ma le aspettative sul centravanti inglese sono tante perchè l’investimento da 40 milioni di euro e un contratto fino al 2026 significa tanto, troppo.
Certo, difficile prendere il trono di un centravanti come Dzeko che ha fatto innamorare i tifosi giallorossi con i suoi 119 gol in 260 presenze, con giocate da fuoriclasse e colpi da campione, diventando anche il terzo miglior marcatore e il miglior marcatore straniero della storia della Roma. Dunque tante aspettative, l’ombra del bosniaco alle spalle, l’investimento fatto: tanti gli ingredienti per poter fallire in una piazza calda e pazza come quella romana. Qualcuno avrebbe potuto pensare anche alla poca esperienza del centravanti inglese, che magari avrebbe fatto fatica ad adattarsi ad un calcio diverso.
Ma la risposta di Abraham in questa prima parte della stagione è stata esaltante. Ma partiamo dall’inizio. L’attaccante inglese, arrivato da pochi giorni a Roma, viene schierato a sorpresa dal 1′ contro la Fiorentina in un Olimpico “pieno”. Il match finisce 3-1 e a segnare sono Mkhitaryan e Veretout, ma la scena la ruba quel ragazzo arrivato da Londra da qualche giorno. Abraham chiude il match con due assist, una traversa e riesce provocare l’espulsione di Dragowski. Mette in campo poi un repertorio di dribbling, passaggi e sponde che entusiasma i tifosi dell’Olimpico. Poi il primo gol contro la Salernitana (un destro micidiale a baciare il palo) e quello contro l’Udinese (di tacco e a porta sguarnita). Poi una piccola flessione dopo la sconfitta contro la Lazio, ma l’ambientamento al calcio italiano non è mai semplice e Mourinho lo sa bene tanto che lo difende quando cominciano a venire fuori alcune critiche: “Viene da una squadra, il Chelsea, che è abituata a dominare e in cui le punte che devono pensare solo segnare. Da noi deve anche lavorare per la squadra. Deve crescere anche a livello fisico e di fatica“.
La svolta però arriva con il Venezia quando Mou decide di cambiare modulo, di passare al 3-5-2 e dare un sostegno accanto ad Abraham, un altro centravanti a supporto. Da quel momento Tammy trova continuità e rendimento costante che lo portano a segnare in quella partita in Laguna (persa poi 3-2), contro il Torino e nella fantastica vittoria per 4-1 contro l’Atalanta. In Conference è attualmente il capocannoniere con 6 gol. Il bottino tra Serie A e Conference League recita 12 gol e 3 assist: uno score da invidiare anche se solo paragonato a quello del suo predecessore al primo anno in Italia. E pensare che senza la sfortuna e problemi di mira sarebbe già a 20 gol: il centravanti in questo scorcio di stagione ha già colpito 8 legni.
A proposito dei numeri di Dzeko: il centravanti bosniaco aveva deluso al suo arrivo dal Manchester City con appena dieci gol in tutta la stagione tra campionato e Champions. Abraham lo ha già superato a metà della stagione: se questo è l’inizio c’è da divertirsi.