La Repubblica (P. Condò) – Non essendo allungabili con il mercato, i cicli delle nazionali sono spesso più repentini di quelli dei club. L’Italia di Roberto Mancini, però, sta esagerando: dalla ricostruzione post-Svezia al titolo europeo in tre anni, dal trionfo di Wembley al disastro macedone in nove mesi, dai segnali di rinascita al massacro di Mönchengladbach in dieci giorni, la Nazionale è un diagramma impazzito. Nelle partite di Nations si è visto qualcosa di nuovo.
A livello di casting, Gnonto, Dimarco, Frattesi e i difensori già citati si sono guadagnati nuove convocazioni, mentre il centrocampo ha trovato una nuova gravità sull’asse Tonali-Pellegrini. Ora gli si deve cucire attorno il reparto e, di conseguenza, la squadra. Come? Cominciando con il chiarire le parti riservate a Federico Chiesa e Nicolò Zaniolo, le ipotesi di campione più stuzzicanti a disposizione di Mancini.
Chiesa è stato il segreto dell’Europeo, l’attaccante di classe internazionale che aspettavamo: tornerà a settembre con la necessità di riguadagnare un ruolo centrale nella Juve, superiore a quello di prima dell’infortunio (e Vlahovic ancora non c’era).
Zaniolo è un potenziale in mezzo al guado: dopo i gravi problemi fisici che sappiamo, ha finalmente giocato una stagione intera alternando momenti di strapotere atletico a lunghi periodi grigi. È sul mercato, ma nella posizione più complicata, perché la Roma vorrebbe venderlo come se avesse sviluppato appieno le sue qualità (legittimo) mentre gli acquirenti possibili, Milan e Juve, vorrebbero pagarlo come una scommessa (legittimo). Di solito, quelle in cui tutti hanno ragione sono condizioni che portano a uno stallo.