Pagine Romaniste (R. Gentili) – Aspettando trepidamente lo scoccare del 2022 giallorosso – il 6 gennaio contro il Milan, a San Siro – riavvolgiamo il nastro del girone d’andata della Roma di Mourinho. Fatto il revival sui portieri, ripercorriamo la prima parte della stagione dei difensori. Quando Paulo Fonseca ha lasciato la panchina giallorossa, lo voce dei gol subiti recitava quota 75. Un’esagerazione, che infatti ha portato al poco nobile record di peggior Roma degli ultimi 10 anni.
Tra gli innumerevoli compiti cui assolvere, Mourinho aveva (ha?) soprattutto quello di tappare l’emorragia difensiva. Ha così istituito la sua equipe di chirurghi. A guidarla il professore inglese, Chris Smalling, aiutato dall’assistente Gianluca Mancini. In partenza, poi, nelle retrovie scalpitavano Marash Kumbulla e Roger Ibanez.
RINASCITA – I piani del reparto sono però cambiati ad agosto con l’infortunio di Smalling. Il posto dell’ex United è stato preso da Ibanez. Che – anche grazie al cambio modulo – non si è più mosso dall’undici titolare. Se c’è un giocatore veramente rinvigorito dalla cura Mourinho, è proprio il brasiliano. Con Fonseca, Ibanez aveva fatto intravedere in più di un’occasione diversi pregi, guastando il castello di positività commettendo varie ingenuità, di concentrazione soprattutto. Ecco, sotto gli ordini dello Special One, il centrale carioca – e tra poco azzurro? Chissà – è diventato un vero pilastro della difesa.
La mancanza di concentrazione è stata chiusa in un cassetto, girato a doppia mandata da una quasi stupefacente capacità di attenzione per tutta la durata della partita. E non è tutto. Di Ibanez ora si apprezza anche e soprattutto la rinuncia a giocate effimere, ormai completamente rimosse e sostituite da una maggior propensione al concreto. La scorsa stagione, inoltre, l’ex Atalanta portava addosso anche il fardello dell’errore nel derby. Anche questo è stato cancellato, con l’unico antidoto possibile: il gol. In un girone d’andata ad alto giro, c’è stato un calo solamente con l’Inter e nell’ultimo impegno con la Samp. Rinato, concreto e costante. Voto: 7.
SICUREZZA RITROVATA – La rinascita di Ibanez è dovuta principalmente alla ricaduta – o meglio, alle ricadute – di Smalling. Dopo averci lavorato al Manchester United, l’inglese ha ritrovato Mourinho a Roma. Ma anche con lo Special One ha ritrovato i soliti problemi fisici, incubo della scorsa stagione.
Fermatosi ai box prima dell’inizio del campionato, l’assenza – protrattasi per undici partite, considerando anche lo stop di ottobre – ha dimostrato come la difesa cambi radicalmente con la sua guida. Imperioso contro gli avversari, chiedere a Zapata per maggiori dettagli, al colosso inglese si sono aggrappati anche i compagni.
Di reparto e non, considerando che le vittorie contro Spezia ed Atalanta portano anche la sua firma – messa di testa – sul tabellino dei marcatori. Vedere la sua figura, è sinonimo di garanzia e serenità per tutti. Tranne che per gli attaccanti avversari. Voto: 7.
CALO – Una garanzia è anche Mancini. O era? Il difensore giallorosso è apprezzato da Mourinho per il forte temperamento, che ha coperto (parzialmente) le altalenanti – e sorprendenti – prestazioni di questa prima parte del girone d’andata. Drasticamente insufficiente al derby, il centrale italiano si è ripetuto anche in altre Caporetto giallorosse: Verona, Venezia e Bologna.
Dalla parte più chiara della medaglia, troviamo partite che restituiscono punti al vicecapitano. Nel pareggio contro il Napoli – allora capolista – ed ancor di più contro l’ex Atalanta, l’apporto di Mancini è stato fondamentale per i risultati ottenuti. La discontinuità di rendimento, però, è evidente e non può portare ad una sufficienza piena. Deludente. Voto: 5.
A MOZZICHI E BOCCONI – A chiudere il poker di difensori centrali c’è Marash Kumbulla. Impiegato fino ad ottobre in Conference League, l’albanese era presente nell’umiliazione di Bodo. Dentro con tutte le scarpe nel 6-1, viene per tanto inserito da Mourinho nella famosa lista degli “epurati”. Sarà il primo ad uscirne, un po’ per necessità ed un po’ per le scuse poste al gruppo e a Mou, che lo ha così inserito nella lista, questa volta dei convocati per Cagliari dopo l’esclusione con il Napoli.
In Sardegna disputerà appena un minuto e per riavere un po’ di spazio deve aspettare un’altra trasferta, quella di Venezia. Nella laguna l’ex Verona naufraga, patendo oltremodo Okereke. Fa il suo in impegni più abbordabili come Genoa e Spezia, mentre quando l’asticella si alza (Inter) tornano i fantasmi, oltre all’arrivo di qualche fischio quando viene sostituito. Sin qui ha dato dimostrazione che può navigare in acque tranquille, non nelle tempeste. Voto: 5.
LOCOMOTIVA – Un treno che non si ferma mai. In assenza di un’alternativa affidabile, Rick Karsdorp è tra gli stakanovisti della Roma. Che la difesa sia a 4 o a 3, l’olandese mostra una costante: discese continue sul fondo, da dove fa partire una quantità notevole di cross. Traversoni – quelli taglienti vanno per la maggiore – frequenti, non tutti precisi ed utili, ma non sempre per sue imprecisioni. Gli assist sono 5, diversi però gli spunti che hanno portato al gol.
Qualche imprecisione la si denota in copertura, dove le lacune sono ancora evidenti. Risulta comunque prezioso con precise e puntuali diagonali e nei recuperi a campo aperto. Da annotare una leggera abitudine a rischiare troppo spesso in fase di disimpegno. Con l’assai probabile arrivo di una riserva (Maitlands–Niles), la locomotiva olandese potrà fermarsi maggiormente a fare rifornimento, così da avere tutta la benzina necessaria per essere una freccia in più nell’arco di Mourinho.
A proposito di Mou e di benzina, in una recente intervista Karsdorp ha ammesso come fino a poco tempo fa non disdegnasse uscite e bevute. Niente di incredibile, ma non il massimo per un atleta di alto livello. Con l’avvento dello Special One, però, questa abitudine è definitivamente scomparsa. Annotato il forzato impiego, Rick passa la boa del girone d’andata a pieni voti. Ed in velocità, ovviamente. Voto: 7.
ACERBO – L’etichetta di stakanovista per Karsdorp arriva soprattutto grazie a lui. Bryan Reynolds, primo acquisto dei Friedkin. Il terzino americano – texano, come i proprietari giallorossi – sotto la gestione Fonseca aveva trovato spazio in qualche gara, non convincendo fino in fondo ma neanche sfigurando in toto. Non ha evidentemente convinto Mourinho, che mai lo ha preso in considerazione, neanche davanti alla palese stanchezza di Karsdorp.
Lo Special One lo ha schierato solamente in Norvegia. Nel profondo Nord – non il massimo per un texano – non riesce ad evitare il crollo insieme alla squadra. Affossa lentamente, tra un errore di posizione ed uno di attenzione. Segnali inequivocabili di come non sia affatto pronto per determinati palcoscenici.
Finito nell’elenco dei cattivi, è ora tra le prime voci nel folto dossier delle uscite. Interessa in Inghilterra (c’è l’Hull City), ma soprattutto in Belgio, dove il Brugge è fortemente interessato. Guardano dalla Fiandre, ma non solo. Anche l’Anderlecht lo monitora. Più acerbo che inadatto. Rimandato con un voto dal sapore della bocciatura, figlio dell’unica prestazione stagionale. Voto: 4,5.
GARRA? NON ANCORA – Il mercato della Roma è stato “reattivo”, va ripetendo Mourinho. L’immagine di questo mercato è (anche) Matias Vina. Il tecnico lusitano e Tiago Pinto si sono ritrovati nel bel mezzo dell’estate ad ovviare all’infortunio di Spinazzola (ancora un mese e mezzo per rivederlo). In rosa c’era Calafiori, anche lui nella lista di quei giocatori che con Fonseca facevano nutrire ben altre speranze, ma bocciati da Mourinho. Arrivato dal Palmeiras, durante la presentazione Vina ha subito ammesso: “Devo migliorare in difesa”.
L’uruguaiano si conosce certamente. Non una qualità da poco. Mette a nudo la carenza soprattutto in tre gare: derby, Roma–Sassuolo e in Roma–Inter. Nella stracittadina vive l’incubo Felipe Anderson; contro i neroverdi Berardi gli danza davanti, senza che lui faccia qualcosa; Dumfries, infine, lo imbuca facilmente al momento di sigillare il risultato sul 3-0. Le imbucate subite sono una spiacevole costante, lo sono anche le scorribande. Ritrovata quella condizione fisica tirata in ballo da Mou, sta ritrovando, man mano, gli affondi sulla corsia di sinistra iniziano ad essere sempre più frequenti e puntuali. Non disdegna qualche tiro potente – e poco preciso – e giocate di alta classe. Intravede la discesa, in campo e nel rendimento. Speranza. Voto: 6.
NON PRONTO – Illusione o realtà? Questo l’enigma di Calafiori. Lanciato da Fonseca, dopo appena 10 giorni dall’annuncio dell’arrivo nella Capitale, Mourinho pubblica un video in cui studia i movimenti del giovane terzino contro l’Atalanta. In quel periodo, il classe ’02 era tra i migliori della rosa. Tutto lasciava quindi presagire ad una certa considerazione nel progetto Mourinho. Niente di tutto ciò.
L’arrivo di Vina ha fatto scivolare Calafiori nelle gerarchie della fascia di sinistra. Un po’ come per Reynolds, anche quando l’uruguaiano è ritornato dagli impegni con la Celeste in Sudamerica ed il giorno successivo c’era un impegno di campionato, è stato lui a scendere in campo dall’inizio. Segno di come la fiducia in Calafiori non fosse sempre al cento per cento. All’italiano, dunque, sono toccate le prime tre gare di Conference League.
Dopo Bodo, niente più. Né in campionato – solo 18’, racimolati tra Empoli, Cagliari ed Atalanta – né tantomeno in Europa. Nel mezzo il vuoto, con l’unico acuto contro l’Udinese quando ha servito Abraham per il gol decisivo. Ora le voci di mercato lo vedono tra i principali obiettivi del Cagliari (c’è anche il Verona, tra le altre) per centrare la salvezza.
Da Trigoria c’è apertura, manca la conferma di Mourinho. Il tecnico lusitano non lo considera una risorsa: la conferma nella conferenza pre-Spezia. Mou, inoltre, non ha lesinato a sottolineare problemi in difesa, una condizione fisica non considerata adatta e una normale inesperienza. Se in meno di una stagione si passa da una semifinale di Europa League ad un possibile trasferimento in una squadra impegnata a non retrocedere, qualcosa da rivedere – sotto ogni aspetto – c’è. In Sardegna per formarsi. A Roma si resta in attesa. Lavori in corso. Voto: 5.