Pagine Romaniste (R. Gentili) – Superate la porta e la difesa, la nostra analisi della prima parte di stagione arriva a centrocampo, procedendo man mano sempre più in avanti. Dalla scorsa stagione (e non solo), si è evidenziato a più riprese come la mediana della Roma non sia – a detta dei più – completamente competitiva con quelle delle altre big.
Un pensiero di sicuro fondato, visti i risultati e i movimenti di mercato. Tra i primi obiettivi di Mourinho nella scorsa sessione di mercato, c’era infatti quello di acquistare un giocatore in possesso di qualità e quantità. Sfumato Xhaka, non è andato a buon fine neanche l’assalto per Zakaria.
Mou ha quindi dovuto fare – e continua a farlo, in attesa di eventuali arrivi – di necessità virtù. Il materiale a disposizione, comunque, non è dei più scadenti. La coppia Veretout–Cristante ha assorbito i dettami dello Special One egregiamente. Pellegrini è la perla, il trait d’union perfetto tra la mediana ed il reparto offensivo.
MAGIC – Ereditata la fascia da capitano dall’amico Dzeko dopo il litigio con Fonseca, Pellegrini ha vissuto il periodo da capitano successore con un po’ di imbarazzo per la situazione scomoda. Partito il bosniaco, i fari si sono accessi su di lui. E lui li ha fatti accendere su di sé. L’arrivo di Mourinho lo ha portato ad una nuova dimensione. Giocatore universale, decisivo e cresciuto in personalità, come la fascia da capitano impone. Ha trascinato la Roma nei momenti difficili e quando non c’è riuscito è stato comunque l’ultimo ad affondare.
Scintillante sin da subito: gol nell’andata del playoff di Conference League, assist nel ritorno. In campionato la rete arriva già nella seconda giornata a Salerno. Anzi, due. Meraviglioso il secondo: un tiro a giro dal limite dell’area sotto la traversa. Non è stato l’ultimo gioiello, ripetuto anche nella mareggiata di Verona. A Cagliari ha preso per mano la Roma, portandola alla vittoria prima mettendo sulla testa di Ibanez il gol del pareggio, poi dipingendo una perfetta punizione, altro punto rafforzato.
Ha tenuto in mano la bandiera giallorossa, sostenendola quanto più possibile in alto, anche nelle derive contro Venezia e Milan. Da capitano, non si è tirato indietro ed è sceso in campo sopportato il dolore al ginocchio – il quale lo ha per forza di cose limitato – per diverse partite, fino a quella con il Torino. Contro i granata, deve arrendersi dopo soli quindici minuti per un infortunio al quadricipite. Quella è stata l’ultima gara dell’anno solare. Freme però dalla voglia di ritornare a prendere le redini della Roma. Per esserci – al 100% – contro il Milan ha anticipato il rientro a Trigoria tornando tre giorni prima rispetto ai compagni. Ha chiuso il girone di andata con 18 presenze, 8 gol e 3 assist. Capitano. Leader. Magnifico. Voto: 7,5.
La mediana è casa di Cristante e Veretout. I due per caratteristiche si completano: l’italiano è più preposto ad un ruolo di raccordo tra la difesa ed il resto della squadra, mentre il francese svolge la stessa funzione, abbinando però una maggiore frequenza in zona offensiva. Lo conferma il cartellino personale: 4 gol e 7 assist complessivi.
DINAMICO – Partito subito al massimo, ha risolto l’esordio in campionato siglando una doppietta all’ex Fiorentina. Le successive prestazioni si sono mantenute su un altro rendimento, che gli aperto per la prima volta la porta della Nazionale maggiore di Didier Deschamps. Forse appagato dal raggiungimento di quello che è sempre stato un suo obiettivo, il livello delle partite di Veretout è calato, toccando il fondo a Torino: gara imprecisa, confusa, con il peso del rigore fallito dopo il diverbio con Abraham.
Sono arrivate diverse prestazioni non del livello dello scorso anno. Ed un altro errore dal dischetto, in Conference contro lo Zorya. Ritornato in sé negli ultimi impegni: con lo Spezia veste i panni da kicker (due assist da angolo nella vittoria per 2-0) e si ripete con l’Atalanta, dove domina in tutto e per tutto servendo tre assist nel poker giallorosso. Sta riprendendo i giri giusti. Voto: 6,5.
GARANZIA – È sempre lì, con qualsiasi allenatore. È il tipo di giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero avere. Centrale, in campo e non solo. Davanti alla – o in – difesa e nello spogliatoio. Da Fonseca e a Mourinho, con cui è – insieme a Karsdorp – il giocatore più presente: 55 i gettoni stagionali giallorossi,
Bryan Cristante è un jolly cui difficilmente i tecnici vogliono farne a meno. Magari non sarà appariscente – ed innalzato – come altri colleghi, ma a ben vedere il suo è un lavoro fondamentale per la squadra. Equilibratore, qualità e buona visione di gioco. Sofferenza negli uno contro uno – normale, per uno il cui primo mestiere sarebbe (era) il trequartista – e qualche appannamento. E carattere, tanto, dimostrato senza gridare ma con la giusta fermezza. Ovunque.
Con tutto questo Cristante rappresenta una delle colonne portanti della Roma di Mourinho. Le prestazioni si assestano più o meno sullo stesso livello: buone quando davanti non c’è un muro insuperabile, timide e confuse con avversari più grandi. In generale però c’è ordine, anche quando un po’ di confusione – maggior volontà di rischiare qualche azzardo offensivo in più – Bryan fa il suo, sempre e comunque. Non tanti i picchi di stagione, forse il culmine all’inizio con il Sassuolo, dove segna l’unico gol stagionale su schema da punizione di Pellegrini. Non indifferente il posizionamento errato – condiviso con Zaniolo – sul primo gol dell’Inter. Prezioso Normal One. Ma ad avercene. Voto: 6,5.