La Repubblica (E.Gamba) – Sul Napoli piovono fischi di delusione, forse addirittura rassegnazione, per le occasioni perse in casa, in uno stadio dove le illusioni si sono frantumate. Il pareggio con la Roma è lo scoglio su cui si sono incagliate le ultime speranze, perché non può ambire allo scudetto una formazione che in casa sua vince una sola partita delle ultime cinque. Dopo 10′ ha avuto in rigore (Di Bello ci ha messo un’eternità a cogliere il fallo di Ibanez su Lozano), l’ha segnato con Insigne, si è messa nelle condizioni ideali per giocare contro una squadra stanca, ma lo stato di grazia è durato una ventina di minuti.
Sfiorato il 2-0 il Napoli si è pian piano rifugiato in una sorta di stasi, né palleggio né trincea, ma solo attesa, come se sperasse che la partita finisse lì. A quella stasi invece Mourinho ha reagito, con una Roma che non perde da dodici partite e che sembra sempre più sicura di sé. Il secondo tempo l’ha dominato di forza e con martellante convinzione. I cambi del portoghese hanno davvero cambiato la squadra. Che disastro, invece, quelli di Spalletti. Il pareggio è stato bello e giusto, negli 8′ di recupero Mou avrebbe voluto vincerla e ha spinto i suoi a farlo. A fine stagione l’allenatore giallorosso ha spiegato perché, dal suo punto di vista, non è successo: “Con Di Bello la Roma non vince da dieci partite, c’è frustrazione. Tutti devono avere il diritto a provare a vincere, ma a noi è stato tolto. Zanoli andava espulso e c’era un rigore su Zaniolo, ma mi sento già fortunato che non hanno trovato niente sul nostro gol, perché a ogni azione Di Bello ci fischiava qualcosa contro“.