Sterpaglie, immondizia, borse e documenti rubati e abbandonati, insediamenti abusivi. Il tutto tra reperti archeologici alla portata di chiunque voglia portarsi a casa un pezzo di un’antica villa romana. Non ci troviamo sull’Appia Antica, né nell’estrema periferia della Capitale. Tutto questo degrado è nel cuore di Roma, tra le rovine dello storico campo di calcio di Testaccio, di cui resta solo l’eco di una gloria svanita. Guardando i cumuli di erbacce che nascondono immondizia e insicurezza è difficile immaginare che su quel campo, dal ’29 al ’40, agli albori della sua storia, giocò la A.S. Roma “testaccina” di Fulvio Bernardini e del mitico 5-0 alla Juventus. Un sogno vivo solo nella memoria dei tifosi. E pensare che quel “non luogo” sospeso tra i ricordi e l’attesa del futuro, potrebbe essere tutt’altro, come assicura anche l’assessore allo Sport del Comune di Roma, Paolo Masini. Perché quel campo è una ferita aperta per i testaccini che, riunitisi nel comitato “Riprendiamoci Campo Testaccio”, sperano di riappropriarsi di un posto dove i ragazzi del rione possano giocare. «Abbiamo idee e progetti – dicono Emmanuel Mariani, Aldo Cassandri e Alessandro d’Antoni, presidente, vicepresidente e coordinatore – Attendiamo solo un invito dell’assessore allo Sport per parlare del futuro del campo». Oggi, del campo Testaccio, restano solo una parte di gradinata del campetto e i tralicci dell’impianto di illuminazione. Tutto il resto è un enorme fossato, l’inizio di un progetto mai finito per la realizzazione di un parcheggio. L’area, sottoposta a sequestro dopo una battaglia legale tra Campidoglio e Consorzio Romano parcheggi, aspetta che il Consiglio di Stato si pronunci a maggio sul suo futuro, ma intanto i reperti archeologici trovati durante gli scavi sono alla mercè di chiunque, visto che i sigilli che dovrebbero proteggere l’area sono stati divelti. Il campo è ormai un insediamento abusivo per senzatetto e una discarica dove la microcriminalità abbandona borse appena scippate e svuotate insieme a carte di credito e documenti.
IL CONTENZIOSO – Nel 2000 l’area fu restituita in parte alla popolazione. Poi, nel 2006/2007, la Giunta Veltroni la affidò al Consorzio Romano Parcheggi che avrebbe dovuto realizzare box interrati, un parcheggio da 70 posti e un campo con tribune e spogliatoi. Ma i lavori si fermarono quando, il 7 novembre 2012, l’ex sindaco Alemanno revocò al Consorzio i permessi di costruzione. Impugnato davanti al Tar, quel provvedimento ottenne l’ok dei magistrati, secondo i quali il consorzio (che lamentava problemi con le fognature) non avviò i lavori nei termini previsti in convenzione, non rispose mai alle diffide del Campidoglio, né sgomberò i magazzini dai reperti trovati durante gli scavi, come chiedeva la Soprintendenza per i beni archeologici. Oggi per il Tar il campo va restituito al Comune, ma intanto bisogna attendere maggio, quando il Consiglio di Stato si pronuncerà sul ricorso presentato dal Consorzio.
IL FUTURO – «Campo Testaccio – dice l’assessore comunale allo Sport, Paolo Masini – è una ferita aperta, una priorità per l’amministrazione. In attesa del Consiglio di Stato, siamo già al lavoro con il Municipio e le associazioni dei cittadini per realizzare un progetto che riporti questo campo al suo ruolo di punto di riferimento per il rione». Sulla stessa lunghezza d’onda la presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi: «All’inaugurazione di piazza Testaccio mi sono impegnata pubblicamente con il sindaco per restituire Campo Testaccio ai cittadini. Abbiamo avuto una riunione con l’avvocatura e vari incontri per capire come realizzare il nostro progetto: non più il Pup, ma un campo sportivo per il quartiere».
Il Messaggero – F. Macagnone