Il “made in Italy” non va di moda tra i pali giallorossi

Corriere della Sera (M. Ferretti) – La Roma cerca un portiere? Sì, no. Forse. Lo scopriremo solo vivendo. Intanto, però, va ricordato che negli ultimi venti anni abbondanti a Trigoria c’è stato soltanto un portiere titolare italiano, Morgan De Sanctis.

Per il resto, una marea di stranieri. Anche di dubbia qualità. Con estremi difensori nostrani sparsi qua e là, specie in panchina e solo occasionalmente titolari. A guardia dei pali romanisti oggi c’è un portoghese, Rui Patricio, che ha sostituto lo spagnolo Pau Lopez che a sua volta aveva preso il posto dello svedese Robin Olsen. Prima di Olsen, il brasiliano Alisson Becker, diventato titolare dopo la partenza del polacco Wojciech Szczesny. Prima dell’attuale portiere della Juventus, la Roma aveva puntato sull’olandese, Marteen Stekelenburg. Affiancato, e talvolta scavalcato, dal terrificante uruguaiano Mauro Goicoechea.

Con il rumeno Bogdan Lobont una volta riserva, un’altra riserva della riserva e ogni tanto anche titolare. C’è stato un periodo in cui la Roma a livello di portieri era diventata una succursale del Brasile. Doni, siamo a metà degli Anni Duemila, ha giocato titolare più di Julio Sergio e molto più di Artur.

Doni in una stagione ha avuto come riserva Gianluca Curci, l’ultimo portiere partorito dal settore giovanile (cronologicamente dopo Carlo Zotti) salito in prima squadra. E chiudiamo il viaggio a ritroso: Roma campione d’Italia nel 2001 con Francesco Antonioli, sostituito l’anno successivo dal deludente Ivan Pelizzoli. Una curiosità: Roma tre volte scudettata e per tre volte con un portiere italiano. Sarà un caso? Ah, saperlo…

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti