Il Corriere Dello Sport (R.Maida) – Si chiude un’epoca: Edin Dzeko era l’ultimo campione della Roma che tre anni fa realizzò il sogno di eliminare il Barcellona dalla Champions. Di quel gruppo Dzeko era il calciatore più forte, ma anche uno dei più precari: già da gennaio 2018, poche settimane prima, era stato a un passo dal trasferimento al Chelsea. Da allora, non c’è stata sessione di mercato che non lo tirasse per la maglia. L’Inter lo tentò già nell’estate del 2019, quando improvvisamente la Roma cambiò strategia, proponendogli un contratto ineguagliabile. Poi è arrivata la Juventus, ma alla fine Dzeko, più o meno volentieri, era sempre rimasto nel villone di Casalpalocco.
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Paradossalmente ha lasciato la Roma quando sembrava meno possibile: se non fosse entrato in scena il Chelsea per prendere Lukaku, non si sarebbe mai aperta la triangolare italo-inglese che può consegnare Abraham a Mourinho. A differenza del settembre 2020, quando i Friedkin fecero saltare una cessione da 17 milioni, Dzeko venti giorni fa non aveva un’offerta che ritenesse valida. A Mourinho, che su di lui puntava forte, aveva assicurato di sentirsi pronto e motivato per prendersi la squadra sulle spalle. Il cambio di orizzonte ha inevitabilmente spiazzato l’allenatore, che chiede soldati devoti. Ma Dzeko aveva rotto con la Roma, non solo con Fonseca, già a gennaio, quando era stato degradato. E sarebbe stato liberato, come pattuito, davanti a una proposta che evitasse minusvalenze. La proposta si è materializzata e la sensazione è quella liberatoria di un rapporto che era finito anche prima della firma sul divorzio.