Finora figli di un dio minore, sovente estromessi dallo sport, i ragazzi stranieri residenti in Italia potranno finalmente godere degli stessi diritti dei coetanei italiani. La legge è pronta e ieri il governo, con il timbro del sottosegretario allo Sport Graziano Delrio,l’ha spedita in aula a Montecitorio dando parere favorevole. Significa che procederà senza intoppi.«Da parte nostra c’è condivisione piena», ha twittato Delrio benedicendo l’iniziativa bipartisan.
Presto quindi, come prevede l’unico articolo della legge, «i minori di anni diciotto che non sono cittadini italiani e che risultano regolarmente residenti nel territorio italiano almeno dal compimento del decimo anno di età» potranno essere tesserati presso società sportive appartenenti alle federazioni nazionali o alle discipline associate «con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani». Niente più barriere, niente più quote, niente più vincoli. Come già ha iniziato a fare la Figc, anche le altre federazioni dovranno da domani aprire le proprie porte ai giovani atleti extracomunitari.
Si tratta di una sorta di anticipo della legge sullo ius soli, quella sulla cittadinanza agli stranieri, da tempo annunciata dal premier Renzi. «Oggi» spiega Bruno Molea, il deputato di Scelta civica primo firmatario della proposta di legge, «è soltanto sulla base della volontà o meno dei presidenti di federazione che i minori stranieri possono essere tesserati. Insomma, vanno a scuola con i nostri figli ma spesso non possono condividere la possibilità di fare sport a livello agonistico, con tutto ciò che questo comporta in termini di mancata integrazione ».
La legge proverà così a forzare i regolamenti delle singole federazioni, rendendo giustizia di atteggiamenti a volte di totale chiusura. Che a volte si manifesta in trappole burocratiche, come quella di pretendere da ragazzi a cui scade a dicembre il permesso di soggiorno, di presentare documenti validi per l’intero anno sportivo che invece va da settembre a giugno dell’anno successivo. Certo, resterà aperta la questione delle nazionali azzurre. Che secondo i regolamenti non possono ammettere atleti senza la cittadinanza. Non a caso nell’Italia di Conte giocheranno sì Vazquez ed Eder, ma solo in quanto oriundi. E con doppio passaporto. «Ma in aula» annuncia il dem Filippo Fossati, altro firmatario della pdl, «intendo presentare un emendamento per affrontare anche questo problema». In modo che in futuro si possano evitare casi come quello di Nadia Sbitri, pattinatrice diciannovenne di origine marocchina ma residente in Italia dall’età di un anno, che ha dovuto rinunciare alla convocazione per i mondiali di Taipei 2013 a causa dei ritardi nella sua pratica per la cittadinanza italiana. La ragazza aspetta i documenti da cinque anni, ma non c’è stato nulla da fare. E così la sua squadra di pattinaggio artistico sincronizzato a rotelle, la Progresso Fontana di Castel Maggiore, è partita per i campionati del mondo senza di lei.
La Repubblica – F. Bei