Il Messaggero (A. Angeloni) – L’associazione di idee è immediata: arriva Baldanzi, va via Dybala. E non solo per le affinità fisiche, uno alto 170 centimetri per 68 chili, l’altro 177 per 70; e nemmeno per i soldi spesi, quindici per acquistare il fantasista dell’Empoli e dodici per l’incasso dall’eventuale addio della Joya, per non parlare poi della differenza, abissale, dell’ingaggio. Qui entra in ballo il progetto, le ambizioni, il percorso che si vuole fare verso il futuro. Insomma, se l’argentino decidesse di andare via, il (potenziale) sostituto è già in casa.
Da una parte c’è Paulo che, si sa, è uno che ha più volte manifestato l’idea/intenzione di essere allenato da Mourinho anche fuori da Roma, dall’altra c’è Tommaso che è l’acquisto paradigma della Roma del domani, specie se non andrà in Champions League. Parliamo di un giovane talento, di ottime prospettive, con appena 41 presenze in serie A, avendo solo 20 anni, mentre Dybala ne conta 30 e le sue fragilità fisiche sono ben note, pur restando un fuoriclasse assoluto.
Oggi Tommaso è l’alter ego della Joya e chissà se lo sarà anche l’anno prossimo, molto dipenderà dall’argentino che, come noto, ha una clausola grazie alla quale potrà liberarsi. Quello di Baldanzi è un investimento vero, mai arrivato nella gestione Mourinho almeno negli ultimi due anni, sempre vissuti col fardello delle regole ferree del Fpf. Pinto va via con un messaggio chiaro che è poi lo stesso dei Friedkin: investire sui giovani, per poter gestire un club con costi sostenibili.