La Repubblica (F. Bianchi/M. Favale) – Alle 12, come filtra dal Viminale o direttamente a porte chiuse, come ipotizza il prefetto di Roma, Franco Gabrielli. Dopo i tafferugli che hanno preceduto e seguito il derby di Roma (due accoltellati, cariche, idranti e lacrimogeni fuori dall’Olimpico, decine di daspo in arrivo), ministero dell’Interno e mondo del pallone si interrogano su soluzioni e provvedimenti da prendere per evitare che si replichi ancora una volta un copione andato in scena troppo spesso nella capitale. E che «il problema» sia il derby, lo dicono dal Viminale dove si sta studiando l’ipotesi di imporre alla Lega di disputare i prossimi Roma-Lazio solo la domenica alle ore 12.
Mai più di pomeriggio, dunque, né tantomeno di sera (ma in caso di derby per le coppe europee sarà molto più difficile convincere l’Uefa). «Se questo dovrà essere per ragioni di sicurezza — replica il presidente della Lega di serie A, Maurizio Beretta — così sarà. È evidentemente una sconfitta per tutto il sistema dalla quale imparare e lavorare per riscattarci». «Se ci sono motivi di ordine pubblico — è il ragionamento di Carlo Tavecchio — ne prendiamo atto». Poi il numero uno della Figc risponde al capo della polizia Alessandro Pansa che ieri ha puntato il dito contro le società: «Non tutte collaborano», secondo Pansa, per combattere e prevenire gli episodi di violenza fuori e dentro gli stadi. «A parole sì, ma nei fatti no». «Noi facciamo la nostra parte», ribatte invece Tavecchio. Quella di lunedì, per il capo della polizia, è stata «una violenza ottusa che non trova giustificazione in niente. Questi soggetti non hanno la caratura perché, se l’avessero, questa violenza potrebbe essere considerata alla stregua di quella dei gruppi criminali che puntano al controllo del territorio».
«Tolleranza zero» chiede il presidente del Coni Giovanni Malagò. E allora potrebbe essere presa in considerazione la «provocazione» del prefetto di Roma Gabrielli che ipotizza di disputare i prossimi derby a porte chiuse: «Ha ancora senso far svolgere manifestazioni sportive impiegando un numero impressionante di forze dell’ordine?», si chiede l’ex capo della Protezione civile. «O non sarebbe il caso di pensare, più drasticamente, che certe partite in queste condizioni non si debbano svolgere in maniera ordinaria?».