La Gazzetta dello Sport (S. Vernazza) – José Mourinho si è preso il derby dei risultatisti contro Massimiliano Allegri, allenatore che gli è affine, e la Roma ha agganciato il Milan al quarto posto, l’ultimo utile per la qualificazione in Champions. La Juve resta giù, a meno dodici dal piazzamento che dà diritto all’Europa che conta, ed è difficile immaginare che possa attaccare il treno della Champions. Roma astuta per tattica – Mou ha aggrovigliato l’aggrovigliabile – e fortunata per cronaca: Mancini ha imbroccato il tiro della domenica, la Juve ha imprecato per tre pali e Rui Patricio in generale è stato più impegnato di Szczesny. La vittoria della Roma è legittima, ma un pareggio non sarebbe stato scandaloso.
Non è stata una partita esaltante per gioco, ma ci saremmo stupiti del contrario. È stata una gara epica a suo modo, un primo tempo di studio e una ripresa da combattimento. Roba buona per nostalgici e conservatori, amanti di un certo caldo novecentesco.
Mourinho voleva stanare la Juve, attrarla fuori dal suo recinto e colpirla in contropiede, ma non è semplice essere attendisti e ripartenti di successo contro Allegri, maestro di attese e di contrassalti. Ne è venuto fuori un primo tempo compassato, generatore di sbadigli. Partita arruffata, vinta dalla Roma ma nel più puro stile Mourinho. Tortuose, battagliate, frenetiche: queste sono le sue vittorie. Soltanto Mou sa essere più “corto-musista” di Allegri.