Il Messaggero (A.Gentili) – L’esempio degli svedesi ha fatto scuola. La reazione del ct Giampiero Ventura e del capo della Federcalcio Carlo Tavecchio all’eliminazione dell’Italia dai mondiali 2018, è catenaccio e palla calciata in tribuna. Il primo sospira un “sì” alla troupe delle Iene che gli rivolge la domanda più ovvia: «Ventura si dimette?». Poi nega: «Mai pronunciato quel sì». Tavecchio si arrocca: «Siamo profondamente amareggiati e delusi. Ho convocato per domani (oggi, ndr.) una riunione per fare un’analisi approfondita e decidere le scelte future». E qui arriva il suggerimento del presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Se fossi in Tavecchio mi dimetterei». Idea e proposta avanzata per telefono da Malagò di buon mattino al diretto interessato: «Carlo, è inutile resistere. Dopo questo fallimento al tuo posto mi dimetterei». Insomma, la morsa si stringe. L’Italia sportiva e politica, dopo la notte da incubo di San Siro e l’esclusione choc dai mondiali, vuole licenziare Tavecchio e a Ventura. Ma mentre Malagò può chiedere ufficialmente le dimissioni, il ministro dello Sport Luca Lotti è costretto a girarci intorno: «Spetta al ct e al capo della Federcalcio decidere». Spiegazione del Coni: «Un’ingerenza di Lotti o di qualche altro esponente del governo comporterebbe la sospensione automatica, da parte di Cio e Fifa, della Nazionale e delle squadre italiane da ogni competizione internazionale».
L’INCONTRO RISERVATO – Lotti e Malagò parlano a lungo, nel palazzo del Coni, a margine della presentazione del nuovo stadio dell’Atalanta. Decidono la linea. Stabiliscono, perciò, che a invocare le dimissioni debba essere il presidente del Comitato olimpico: «Siamo delusi e amareggiati. Ho sentito Tavecchio, gli ho chiesto che intenzioni avesse e mi ha detto che farà la riunione in Figc. Come sapete è padrone di assumersi le responsabilità. Ma se fossi in lui mi dimetterei». Ben più cauto l’intervento di Lotti: «Non abbiamo scoperto ieri che ci sono dei problemi. Siamo usciti al primo turno negli ultimi due mondiali e non si riesce a eleggere i presidenti di Serie A e B. C’è molto da fare ed è opportuno sfruttare questa occasione per rifondare tutto il calcio italiano. E’ il momento di fare delle scelte che negli anni passati non si è avuto il coraggio di compiere. Bisogna ripartire dai settori giovanili in poi». Il problema non è Ventura. L’addio del ct è garantito: «Il suo contratto doveva essere rinnovato solo in caso di qualificazione», spiega Malagò, «se si dimette oggi o tra un mese cambia poco. Ventura è stata una valutazione sbagliata, una scommessa persa». Molto più duro liberarsi di Tavecchio, se il capo della Federcalcio dovesse scendere in trincea: «Oggettivamente non ci sono le condizioni per procedere a un commissariamento della Figc», allarga le braccia il presidente del Coni, «questo potrebbe scattare per mancato funzionamento della giustizia sportiva, per irregolarità amministrative o se i campionati non fossero regolari. E non siamo in presenza di nessuno di questi fattori».
AUTARCHIA O NO – La batosta mondiale scatena la politica. Matteo Renzi, al pari di Lotti, chiede a Tavecchio e Ventura «una riflessione dopo la sberla enorme dell’esclusione». Walter Veltroni parla di «catastrofe sportiva» e scandisce la parola «dimissioni». Matteo Salvini, invece, coglie l’occasione per lanciare una crociata autarchica: «Troppi stranieri in campo, dalle giovanili alla Serie A. Stop all’invasione e più spazio ai ragazzi italiani. Propongo che il 20% dei fondi dei diritti tv vada a chi valorizza i giovani italiani». Immediata la replica di Renzi: «Ci sono leader politici, come Salvini che dà la colpa all’immigrazione, che si buttano come sciacalli sulla sconfitta. Argomenti ridicoli: gli stranieri stanno in Germania, Francia, Inghilterra, Spagna. E vorrei ricordare la Francia multietnica campione del mondo nel 1998». Controreplica di Salvini: «Io sciacallo? E’ lui che porta sfiga». Spiegazione del proleghista Roberto Calderoli: «Durante l’Expo 2015, Renzi disse a Putin che l’Italia avrebbe vinto i mondiali in Russia. Si vede com’è finita…». Però gli slogan sovranisti e xenofobi fanno presa. Soprattutto nel centrodestra. Ecco Maurizio Gasparri, di Forza Italia: «Tavecchio a me è simpatico e tutto sommato in Italia in campo spesso vanno 11 stranieri contro 11 stranieri…». Ed ecco Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia: «Da Tavecchio e Ventura tutti si aspettano gesti conseguenti anche per dare modo al calcio italiano di ricominciare da capo, investendo sulle scuole di sport, sui vivai, sulla costruzione paziente e meticolosa di quei talenti nostrani sempre più rari, anche a causa del continuo ricorso agli stranieri magari nell’attesa di uno ius soli sportivo con il quale naturalizzare i migliori». «Rampelli non sa di cosa parla e fa sciocco sciacallaggio», mette a verbale Anna Ascani, Pd.