Il colpo turco

Corriere dello Sport (R.Maida)Gengo andava di fretta. Gengo è come Gino, Lino. Un diminutivo. Senza diminutio però. Perché Gengo, cioè Cengiz Ünder, percepiva addosso la luna crescente. «Dopo la sosta avete cominciato a vedere le mie qualità». E così in soli 43 secondi ha cancellato 50 giorni, quelli che erano passati dall’ultima vittoria della Roma. Una rincorsa tenace, uno slalom coraggioso, un tiro elastico. Uno a zero, gioco partita incontro. Il resto, tutto il resto di VeronaRoma, è stato volume. Il momento importante era già capitato.

STORIA – Gengo è il primo giocatore turco a segnare un gol con la Roma, dopo la surreale esperienza del collega più anziano Salih Uçan famoso più per le foto alle cene di squadra che per i minuti giocati. L’evento era degno di essere celebrato ovunque tanto è vero che a casa sua l’Istanbul Basaksehir ha scritto un tweet di felicitazioni (eh devono incassare i bonus…) dopo aver saputo la notizia. Un gol non banale, per rapidità di esecuzione e anche velocità rispetto al calcio d’inizio: l’ultimo a segnare già nei primi metri era stato Francesco Totti, che nel 2012 incenerì il Cesena al secondo numero 30.

CONTINUITA’. Monchi gli passa accanto in zona mista, con un sorriso che dice molte cose. Già la scorsa settimana era convinto di non aver ingaggiato un soldatino di ventura e sottilineava che Il giovane attaccante si è sbloccato regalando tre punti pesanti ai giallorossi. Alla ­ ne sorride timidamente e tramite l’interprete tira un sospiro: «Finalmente!» Ünder avesse giocato benino le due partite precedenti, contro la Sampdoria, in cui Di Francesco gli aveva sempre a­ dato un posto da titolare. «Presto tutti i nuovi acquisti dimostreranno che meritavano la Roma» aveva annunciato, quasi profeticamente. E ora può ascoltare con gusto le parole di elogio per il ragazzino che in estate ha soffiato al Manchester City. Ünder sta a Monchi come Gerson sta a Sabatini: scommesse care, puntate rischiose e però stimolanti, per due talenti del ‘97.

MASCOTTE –  Che fosse bravo lo avevano capito i anche i compagni più esperti. Lo trattano come un cucciolo da proteggere: ieri lo hanno sommerso con un caloroso abbraccio dopo il gol e durante le interviste si sono alternati nel disturbarlo bonariamente in diretta televisiva. Perotti gli ha sfilato il cappello di lana grigio che gli copriva il ciuffo, Kolarov gli ha dato una “schicchera” sull’orecchio. Tutti gli vogliono bene nonostante le difficoltà linguistiche: «Parlo poco poco – sussurra intimidito – ciao, grazie, Forza Roma…». Ci ride su. Al resto pensa il migliore amico che ha conosciuto in Italia, l’interprete Paco Murat, che traduce una per una le sensazioni del connazionale: «Da tanto mi chiedevano un gol le persone che incontravo. Beh, finalmente è arrivato ma io sapevo che era vicino. Era solo questione di tempo, per me è stato duro l’adattamento a una nuova lingua e a un nuovo campionato».

FEELING -Essenziale è stato il contributo dell’allenatore, che lo ha rilanciato nel periodo giusto: «Di Francesco ha fatto molto per me, ha avuto pazienza, devo ringraziarlo. Ora per fortuna comincio a capire cosa mi chiede e questo è determinante». Ma il percorso di maturazione, per usare le parole del maestro, non è finito: «Assolutamente no. Sono contento di aver deciso una partita importante ma devo continuare su questa strada. Penso che stia nascendo un altro Ünder». Quasi over.

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