La Gazzetta dello Sport (A.Schianchi/M.Cecchini) – Ammettiamolo, il bambino che vibra ancora dentro di noi non ama le favole nere, ma quelle a lieto fine. E allora, in un’Italia diventata improvvisamente una Cenerentola del calcio mondiale, sembra davvero lievitare il ritornello del film di Disney: «I sogni son desideri». Ecco, se i desideri materializzassero la realtà, il nuovo allenatore della Nazionale sarebbe senz’altro uno: Carlo Ancelotti. A certificarlo tra l’altro – oltre alla «vox populi» reperibile sui social – c’è anche il sondaggio della «Gazzetta» – votato da oltre 90 mila persone – che vede l’ex allenatore del Bayern (e non solo) in testa al gradimento dei tifosi con quasi il 70% delle preferenze, davanti a Conte (circa il 21%) e quindi Mancini e Allegri in virtuale pari merito (entrambi intorno 5%).
L’APERTURA – Inutile dire che il profilo sarebbe ideale per la resurrezione del pallone italico, ma doveroso sottolineare come il sentiero che porta a un «sì» così impegnativo è abbastanza impervio, anche se non impraticabile. L’allenatore emiliano, in questi giorni in Canada, ha vissuto con dolore l’eliminazione dell’Italia dal Mondiale, ed è per questo che non rifiuterebbe mai a priori il ruolo di salvatore della patria. L’Italia è nel suo cuore, forse ancor di più in giornate in cui deve accettare anche bonarie prese in giro dagli amici. Non solo. Dando per scontato che chiunque sia al timone della Federcalcio – nuovo o vecchio che sia – farebbe carte false per avere Ancelotti sulla panchina azzurra, c’è anche un altro elemento che giocherebbe a favore dell’ipotesi, cioè quello che l’allenatore non ne farebbe una questione di soldi. Ovvero, Carletto sa bene che in Nazionale – pur ipotizzando uno stipendio alla Conte (4 milioni) – guadagnerebbe molto meno di quanto potrebbe offrire un club. Quindi, la questione economica non è sul tavolo e questo, negli informali contatti avuti ieri con alcuni dirigenti, è chiaro a tutti. Senza contare un altro aspetto, ovvero i buoni rapporti personali che Ancelotti ha sia con Malagò, presidente del Coni, che con Uva, direttore generale della Federcalcio.
IL PROGETTO – Non mancano però gli ostacoli. Il primo è che all’allenatore in questo momento piacerebbe più di ogni altra cosa tornare ad allenare in Inghilterra, e già sotto traccia si sono mossi per contattarlo sia il Chelsea che l’Arsenal. Entrambe, tentazioni fortissime. Ma la vera difficoltà è un’altra. Ancelotti ritiene che la questione c.t. sia secondaria. Occorre innanzitutto un progetto nuovo, uno svecchiamento di idee che prescinda dalle persone, anche se ritiene che difficilmente chi ha governato finora possa esprimere un reale rinnovamento. Comunque, una volta che i vertici federali formulassero un piano del genere e glielo proponessero, allora Ancelotti potrebbe valutare il tutto con cognizione di causa. Una cosa è certa: il tecnico non ha intenzione di lasciarsi strumentalizzare dalle fazioni politiche, e sa bene come, con le elezioni fissate per marzo, tanti nodi potrebbero essere sciolti solo più avanti. E a quel punto c’è il rischio che sia tardi.
MANCINI, RANIERI & CO – Per questo le ipotesi alternative non mancano. Conte sembra una pista complicata, mentre una disponibilità può arrivare da Mancini – anche lui in ottimi rapporti con Malagò – qualora chiudesse con lo Zenit. Discorso analogo per Allegri e la Juve, anche se il tecnico livornese sarebbe tentato da esperienze estere. Inutile dire che tutte queste ipotesi prevederebbero un traghettatore in panchina fino a maggio, con Di Biagio, pronto sì ad assumere il ruolo, ma consapevole dei problemi.
DI BIAGIO AVVISA – «Anno zero? Lo è stato 5-6 anni fa – dice dall’Under 21 – ma nessuno se n’è reso conto. È dovuto arrivare un brutto risultato per fare aprire gli occhi a tutti. Ora è facile sparare sulle persone. Noi lo diciamo da anni, ma quando abbiamo lanciato l’allarme qualcuno pensava fosse solo per interessi della mia squadra, mentre noi lo facevamo per il Paese tutto. Io c.t.? Non si sa mai ciò che potrebbe succedere, ma non dovete chiedere a me. Io traghettatore? Quando me lo chiederanno, risponderò». In attesa che la politica sportiva sciolga gli intrighi, una candidatura nobile sarebbe anche quella di Ranieri che magari – ipotizzando un ingresso nel Club Italia di Paolo Maldini (come leggete più avanti) – potrebbe anche fare da chioccia all’ex milanista.
TOTTI E BUFFON – Insomma, prematuro sbilanciarsi troppo, ma che la confusione sia grande sotto al cielo lo dimostrano anche le suggestioni impreviste, che parlano di Gigi Buffon – in fondo leader azzurro fino a due giorni fa – e addirittura di Francesco Totti, persino quotato dai bookmaker. Come dire, meglio restare sintonizzati.