Il ballo amaro dei debuttanti

Il Messaggero (S.Carina) – Il primo derby non si scorda mai. I Friedkin l’hanno vissuto senza pubblico, senza coreografie, senza pathos che soltanto un Olimpico gremito sa dare. Il calcio ai tempi del Covid assomiglia, purtroppo, ad una grande acquario dove le urla dei calciatori si confondono con quelle del tattico Tiago Leal dalla tribuna. Nella Lazio tutto passa per Lotito, mentre la comunicazione giallorossa è agli antipodi. La voglia del low profile si estende da Fonseca e passa per Tiago Pinto.

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Se non parli, nessuno può rinfacciarti nulla. Una scelta ben precisa: alla presenza fisica costante in loco, si accompagna la volontà di demarcare con una netta discontinuità alcune scelte del passato e la comunicazione è la conseguenza. I Friedkin, questa volta, hanno occupato il palco 21 quello che di solito viene assegnato ai familiari dei giocatori. Tiago Pinto nel 22 e più avanti Fienga.

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