Una luce affascinante, luminosa. Divina. Spentasi all’improvviso, tutta d’un tratto. Il 16 dicembre 1984 Paulo Roberto Falcao non sapeva che sarebbe stata l’ultima partita portando indosso la maglia della Roma. Con un gol, ovviamente, al San Paolo contro il Napoli di Maradona chiuse il capitolo giallorosso.
Ospite a Sky Calcio Club, il Divino ha raccontato questo e tanto altro, commentando anche la gara della squadra di Ranieri contro il Como, squadra con cui curiosamente fece il debutto in campionato.
Di seguito le parole di Falcao: “Ricordo uno striscione: La Roma non si discute si ama. Ovviamente va discussa quando va male però bisogna stringersi intorno alla squadra perché solo così si può risollevare. La mentalità è il fuoriclasse che deve portare fuori la Roma da questo momento. Falcao: La fascia viene data dai compagni. È un momento difficile per Pellegrini ma lo è per tutti. I tifosi aiuteranno a far rialzare la squadra“.
Quando sei arrivato a Roma avevi un po’ l’aura come Totti?
“È un’esagerazione. Però è bellissimo il rispetto dei tifosi. Mi fa ancora male il gol di Turone perché pensavo di vincere già al primo anno. Tutto l’affetto il giorno del mio arrivo è stato incredibile perché pochi potevano conoscermi. È stato fondamentale per me come calciatore e come persona. Vincere un campionato a Roma è molto difficile e solo grazie alla squadra, all’allenatore e a Viola che mi hanno accolto benissimo sono riuscito a stare bene”.
Pruzzo era soprannominato “pentola di fagioli”?
Sì, vero. Mi faceva molto ridere. Lui poi era velocissimo nell’esecuzione ed era forte di testa. È stato uno dei grandi con cui ho giocato.
“Parlava 5 minuti e finiva la preparazione della partita. Dava poche indicazioni e poi ci diceva di andare ad divertirci”
Sull’aggressività degli avversari.
“Sennò non sarebbe stata una marcatura. Ma ci sta non ho mai avuto interventi gravi tranne una volta contro l’Inter”.
Non stavi bene nella finale di Coppa Campioni?
“No. Era il maestro del Brasile. Ho fatto tutto in modo perfetto, ma poi ho giocato solo un altro anno”.
Ti hanno voluto le altre squadre?
“La prima squadra è stata il Milan. Poi si è fatta avanti la Roma e abbiamo chiuso rapidamente. La Roma è stata la mia migliore scelta. L’affetto che c’è tra Paulo e la gente e la cosa più importante. Non avrei mai giocato in un’altra squadra italiana”.
Nella Roma con chi eri più amico?
“Agostino, Bruno ma io mi adattavo a tutti così che gli altri si adottassero a me.”