Icardi esalta Volpato: “Dribbling, tocco e tiro. È il futuro della Roma”

La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Il giorno dopo forse è anche più bello del giorno stesso. Perché Cristian Volpato ha metabolizzato, rendendosi conto di essere diventato grande. Perché se il primo gol al Verona e l’esordio da titolare a Helsinki lo avevano emozionato, la sfida del Bentegodi gli ha fatto capire di aver fatto il passo giusto verso la maturità. “Serata indimenticabile, contentissimo di aver aiutato la squadra a vincere. Avanti così!”, le sue parole di ieri.

La sua è una storia fatta di sfide, fin da quella di nonno Sergio (che gli ha regalato il primo paio di scarpini), che nel 1954 emigrò da Fossalunga (Treviso) verso l’Australia. Lì è nato Oscar, il papà di Cristian, che ha poi messo su famiglia con Claudia, 46 anni, personal shopper che ieri ha festeggiato con un giro in centro con l’altra figlia, Natascia, influencer (Simona vive invece all’estero).Con loro Volpato vive all’Axa, nella villa di Totti, che subito dopo la partita gli ha fatto una dolce telefonata.

Ma dove è iniziata la favola di Volpato? In Australia, all’Ac Milan Sydney, la scuola calcio gestita da Andrea Icardi, il trottolino di centrocampo ex Milan, Atalanta, Lazio e Verona. E Icardi è il primo a non essere sorpreso. “Cristian l’ho visto crescere, è venuto da noi che aveva 8-9 anni – dice dagli Emirati Arabi – Si vedeva già allora che aveva capacità importanti, lo facevo giocare 2-3 anni sotto età. All’epoca era un po’ esile, ma riusciva a far cantare il pallone. E gli dicevo: “Cristian, mettiti lì, queste sono le chiavi del centrocampo: gioca come sai, pensaci tu”. Purtroppo oggi nel calcio si deve giocare a uno o due tocchi, ma quando trovi calciatori così creativi non puoi limitarli, devi lasciarli liberi di inventare”.

Volpato strada facendo ha provato poi anche per Milan Atalanta (“Mi dissero: bravo ma piccolino“) e avuto anche dei momenti difficili: “Aveva perso coordinazione e forza muscolare, è stato anche fermo per dei problemi di crescita legati al morbo di Osgood-Schlatter. Poi si è risolto tutto e ora può fare una grande carriera: salta l’uomo, muove bene la palla, ha visione di gioco e tiro, Con il tempo può arrivare a grandi livelli, l’Italia ha bisogno di giocatori così“.

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