Il Messaggero (M. Ferretti) – La povertà del calcio italiano o, ad essere buoni, del campionato italiano è confermata dalle scelte di Gerardo Martino, ct della Seleccion. Il Tata, stilando la lista dei 30 argentini convocabili per la Coppa America 2015, che si disputerà in Cile, non ha inserito né Mauro Icardi né Paul Dybala, 31 reti in tandem nella nostra serie A. «In attacco ho i migliori al mondo», ha spiegato Martino, snocciolando via via i nomi di Leo Messi, Carlos Tevez, Sergio Aguero, Ezequiel Lavezzi e Gonzalo Higuain. Difficile dargli torto, onestamente; e visto chi c’è, Icardi e Dybala non possono lamentarsi più di tanto per non esserci. Il discorso, però, è un altro: Icardi e Dybala rappresentano il meglio del meglio del nostro campionato per quanto riguarda gli attaccanti giovani e, non a caso, la Juventus ha già messo le mani sul centravanti del Palermooffrendo una quarantina di milioni di euro. E Icardi avrebbe la stessa valutazione se solo l’Inter lo mettesse sul mercato. Due talenti assoluti, insomma. Due stelle del campionato che, però, non riescono a tener testa ai loro connazionali a livello internazionale. Bravi sì, insomma, ma bravi fino ad un certo punto. Troppo giovani? Forse. Ma anche meno bravi di chi è nella lista di Martino. Come se la serie A non fosse così attendibile; come se segnare 18 (Icardi) e 13 reti (Dybala) fosse troppo facile nella nostra penisola.
IL REALE VALORE – Qual è, allora, il vero valore dei migliori attaccanti del campionato? Tutto, si sa, è relativo, ma poi a tutto c’è una spiegazione: le valutazioni di Icardi e Dybala, viene da pensare, appaiono un po’ troppo gonfiate, sproporzionate se rapportate alla realtà internazionale. Fosse vero il contrario, sarebbero da censurare le scelte di Martino. Non che i due (o anche uno dei due) debbano essere titolari della Seleccion: questo no, per carità. Ma un posticino nei 30 (che verranno ridotti a 23 il primo giugno), forse, lo avrebbero meritato. Se non altro come premio per il loro rendimento in quello che viene considerato “il più difficile al mondo”. Stai a vedere, allora, che la serie A non è più quella di una volta? Come interpretare, per intenderci, i 33 gol complessivi di Toni, 19, e Di Natale, 14, che insieme fanno 76 anni? Vuol dire, forse, che in Italia segnano tanto tutti, compresi gli attaccanti in odore di pensione, perché lo spessore tecnico del torneo è tristemente scarso? Un interrogativo dalle risposte plurime, come sempre. E difficilmente catalogabili.
Intanto, i numeri dicono che ci sono tre argentini nelle prime quattro posizioni della classifica dei marcatori: è dalla stagione 2000-01 che un attaccante della Seleccion non vince il titolo di capocannoniere, l’ultimo fu il laziale Hernan Crespo, con 26 reti nell’anno del terzo scudetto della Roma.