Il Messaggero (R.Buffoni) – Il “destino” di certi cognomi sembra essere quello di fare impazzire i tifosi della Roma. E’ arrivato Eldor Shomurodov e Tiago Pinto è ancora a caccia di Granit Xhaka. Nomi che non fanno scattare sogni scudetto, ma incubi sulla pronuncia sì. Non è facile per un romano articolare certe stringhe piene di consonanti, quasi fossero codici fiscali. L’indimenticabile Gigi Proietti spiegò l’imbarazzo del vernacolo davanti a Nils Liedholm, a un cognome chiuso da una consonante che sugli spalti dell’Olimpico divenne “Lidole”. L’asticella sembrava al massimo dell’altezza una decina di anni fa, quando a Fiumicino sbarcò Maarten Stekelenburg, portiere olandese che fu un flop, e per non slogarsi la mascella i tifosi giallorossi lo archiviarono con il più anonimo dei soprannomi: “Coso”. Due estati fa sudori freddi accompagnarono l’arrivo di Mkhitaryan, che salvò tutti con il nomignolo “Micki”. Il problema si ripropone ora che è arrivato Shomurodov, assonante con El Shaarawy che però è per tutti “er Faraone”. L’uzbeko fa l’attaccante e può salvarsi segnando, in quel caso diventerà Sciomurogol.