Erano passati 1.240 giorni dall’ultima volta: una vita. La Roma che vince a Parma prova a mettere una pietra su un triennio di difficoltà croniche, di equivoci irrisolti, di stagioni e calciatori e milioni buttati e si riprende quel primo posto che le mancava addirittura dal 25 aprile 2010. Inevitabile, come affermato da Repubblica.it (M. Pinci), che l’indice del merito premi, su tutti, va a Rudi Garcia. Il tecnico ha ripagato la scelta di Sabatini con un lavoro meticoloso, idee chiare, un carattere tutt’altro che disposto al compromesso: regole ferree nello spogliatoio e multe predeterminate per chi sgarra. È il comandante in campo della Roma, e pretende il rispetto dei suoi ordini: a Trigoria, solo per citare un esempio, durante gli allenamenti impone di chiudere tutte le persiane degli uffici e delle sale ricevimento che puntano sul campo, per essere sicuro che personale, curiosi, gente di passaggio non possa spiare il lavoro della squadra. Con i calciatori è aperto al dialogo, ma non accetta interferenze. In campo punta su un undici di base intorno a cui far girare punta più o meno dinamiche: in 3 gare, 9 undicesimi non sono mai cambiati. Ha valorizzato le qualità presenti in rosa, a partire da De Rossi e Borriello, convinto il gruppo a sacrificarsi per la squadra, basti pensare a Florenzi, persino Ljajic, e imposto movimenti sul mercato. Alla squadra ha dato gioco, senza totalitarismi. Equilibrio, senza fare catenaccio. E benzina: il serbatoio di energie della Roma le consente di sopperire a partenze al rallentatore con riprese devastanti, non un caso se tutti e 8 i gol realizzati dalla sua squadra sono arrivati nel secondo tempo. Ma la rinascita della Roma è germogliata anche grazie nuovi “inquilini” che lo scorso anno non abitavano Trigoria. Prima fra tutti la personalità. Garcia non potrebbe rinunciare a quella di Maicon: il brasiliano ha fatto capire a compagni e dirigenti il cambio di registro fin dal ritiro estivo. Discorso simile vale per gente come Benatia, Strootman e De Sanctis. Caratteri forti in uno spogliatoio che già poteva contare sulla leadership di fuoriclasse come Totti e De Rossi.