Leggo (F. Balzani) – Quattro vittorie in cinque partite e una squadra che ora rema forte tutta dalla stessa parte. Daniele De Rossi in un mese ha (ri)conquistato la Roma alternando pacche sulle spalle a sfuriate salutari come quella andata in scena domenica a Frosinone.
Un discorso dai toni forti, ma senza accuse o critiche individuali. Una presa di potere dello spogliatoio da parte di Daniele che conosce bene determinate dinamiche (basti vedere il cambio di Huijsen) e che a fine partita ha ammesso anche i suoi errori relativi allo schieramento iniziale.
Un primo tratto di percorso che sta convincendo i Friedkin a confermare l’ex numero 16 nel tecnico del futuro. Nel frattempo De Rossi ha ritrovato tutta la rosa fatta eccezione per Abraham che tornerà a marzo. E sta adattando un turn over funzionale che non guarda in faccia a nessuno e punta anche a individuare i punti di forza della Roma del futuro. Il caso più evidente è quello legato a Svilar, ormai portiere titolare al posto di Rui Patricio. Una scelta in realtà già abbozzata da Mourinho che potrebbe portare a un ripensamento sul mercato.
Stesso discorso in attacco dove per la prima volta Lukaku è stato sostituito a fine primo tempo. De Rossi ha scelto di puntare su Azmoun, una mossa vincente come quella di dare fiducia a Baldanzi. Ora arriva il Feyenoord, in quella che sarà prima panchina europea all’Olimpico per DDR. Il tecnico potrà contare su un Dybala riposato e su un Pellegrini usato solo nel secondo tempo allo Stirpe.
Ma in un prossimo futuro De Rossi potrebbe cambiare le carte in tavola. A Frosinone la Roma ha chiuso la gara con la difesa a tre. D’altronde il ritorno di Ndicka e Smalling potrebbero offrire una variabile tattica interessante in un percorso che in campionato vedrà due impegni abbordabili (Torino e Monza) e lo scontro diretto tra Bologna e Atalanta.