Il Messaggero (A. Angeloni) – Chissà se Gian Piero Gasperini sapeva che quei quattro bravi ragazzi, talenti dell’Atalanta che stava per stupire l’Europa, sarebbero diventati leader e insostituibili (o quasi) della Roma di José Mourinho, che avrebbero vestito la maglia della Nazionale italiana e quella del Brasile? Magari un sospetto ce lo aveva, perché Mancini, Spinazzola, Cristante e lbariez promettevano bene. E la Roma negli anni, ha versato circa 55 milioni per portarli in giallorosso, prima con Monchi e poi con Petrachi.
Spina di anni ne ha trenta e a Bergamo è stato in due fasi: nel 2014-2015 e nel 2016-2018 e di lui si innamorò subito la Juventus ed è l’unico che a Roma non è arrivato direttamente da Bergamo. Ma l’ex atalantino che più ha fatto breccia nel cuore di Mou è Gianluca Mancini, che Gasp faceva giocare titolare a singhiozzo (in due anni, 41 partite e sei gol, gli stessi che ha a Roma ma in 126 gare).
Qui ha anche vestito la fascia da capitano, ha aiutato Fonseca nei momenti delicati, mettendosi a disposizione in un ruolo, quello di mediano, non suo. Leader e insostituibile, Mancio ha sposato dal primo giorno le idee di José e ora è diventato un trascinatore della squadra, in ogni competizione, in ogni momento.
Un altro insostituibile con José è Bryan Cristante, che nell’Atalanta da trequartista ha segnato dodici gol. “Calciatore di intelligenza unica”, con queste parole gli ha consegnato le chiavi della squadra. Bryan è arrivato con Di Francesca, Gianluca con Fonseca. “Una bestia”. Così Mou ha definito invece Ibanez, titolarissimo fino all’ultimo derby, che non è proprio la sua partita preferita.