gazzetta.it (M.Cecchini) – Il 12 settembre scorso, dopo la vittoria contro il Sassuolo in extremis, la stagione della Roma sembrava piena solo di leopardiane “magnifiche sorti e progressive“. Tre successi di fila in campionato, altri due in Conference League. 154 giorni più tardi sono rimaste soltanto due cose uguali: l’avversario e il gol nei titoli di coda. Per il resto tutto è cambiato. Il 2-2 relega la Roma ad un malinconico settimo posto in campionato a 7 punti in meno rispetto allo scorso anno. Molte speranze sono sfiorite.
I nuovi acquisti: Abraham sta segnando con continuità, Rui Patrico alterna ottime cose ad errori marchiani come quello di ieri facendo tornare il dubbio e valeva la pena di spendere 11,5 milioni per un portiere di 33 anni. La buona prova di Vina contro il Sassuolo non assicura che i 13 milioni siano stati un affare e infine, al momento, i 20 milioni (coi bonus) di Shomurodov appaiono sprecati, visto che ormai l’uzbeko è diventato ultimo nelle gerarchie dell’attacco, dietro anche al modesto Felix. Per quelli di gennaio Oliveira mostra problemi di tenuta, mentre Maitland-Niles appare un rincalzo e poco più.
A livello politico la Roma è vicina alle posizioni federali, mentre Mourinho in questi mesi ha picconato il Palazzo per accusare gli arbitri a senso unico. Degli errori ci sono stati, ma una cosa è certa: da settembre a oggi il gioco della squadra non è mai lievitato, costringendo l’allenatore portoghese a virare su una difesa a tre che non ha mai amato proporre, ma con cui i giocatori si trovano meglio. In società i mancati progressi sono stati notati, però molto viene giustificato dall’assenza di un regista che Mou ha chiesto per due sessioni di mercato. Di sicuro le feroci critiche dello Special One alla scarsità tecnica e di personalità della rosa stanno svalutando molti dei calciatori, creando dei problemi al g.m. Pinto.