La Gazzetta dello Sport – Il 6 agosto 2020 il club giallorosso entrava in una nuova era che – al netto di ciò che può succedere stasera a Monza – può essere definita con due aggettivi: rivoluzionaria e vincente.
Il primo è lievitato con il tempo. Il vertice societario, infatti, è stato totalmente ristrutturato in tutti i ruoli apicali, dando un connotato di internazionalizzazione totale. Dal presidente Dan al vice presidente Ryan, dal general manager Tiago Pinto alla ceo Lina Souloukou, dal direttore commerciale Michael Wandell fino all’allenatore José Mourinho, nella storia del club non era mai successo che il management fosse tutto straniero.
È meglio? È peggio? Impossibile dirlo. Ciò che conta è che al vertice siano in gamba e, soprattutto, che la proprietà abbia voglia di investire. In questo senso, considerando anche i 199 milioni spesi per l’acquisto della società, il Friedkin Group ha sborsato circa 750 milioni, perché nel calcio la caccia alle vittorie non può riuscire senza tanto denaro alle spalle. Non è un caso che, dopo aver rotto l’accordo con New Balance per cominciare una nuova avventura con Adidas, adesso è già caccia al nuovo main sponsor – richiesta 30 milioni per ammortizzare la delusione di Digitalbits.
Le donne hanno appena vinto il primo scudetto della loro storia, oltre a essersi aggiudicate, in questi mille giorni, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, mentre la Primavera la scorsa settimana ha alzato al cielo la Coppa Italia.
La stessa voglia di sparigliare, tra l’altro, la proprietà l’ha dimostrata nella questione del nuovo stadio di proprietà. In un lampo (o quasi), infatti, i Friedkin hanno cancellato il vecchio progetto di Pallotta a Tor di Valle per puntare su una nuova area – quella di Pietralata – benedetta subito dal Comune, che proprio domani porterà in assemblea la delibera per la concessione del Pubblico Interesse, una pietra miliare in un percorso destinato a costruire il nuovo impianto (beneficiando di ulteriori ricavi) probabilmente entro il 2028.