Corriere dello Sport (R. Maida) – Fino a due settimane fa sembrava un platano pronto per il deceppamento, come direbbe il sindaco Gualtieri che impazza sui social pubblicizzando i suoi interventi stradali. Dal gol di Londra, invece, Mats Hummels si è mostrato per quello che è: un campione orgoglioso, carismatico, per niente contento di essere considerato vecchio e stanco. Irrinunciabile era per il Borussia Dortmund fino alla finale dell’ultima Champions, giocata a giugno, insostituibile è velocemente diventato anche per la Roma di Claudio Ranieri, che ha aspettato di vederlo in condizioni dignitose per affidargli la difesa senza alcuna riserva. Contro l’AtalantaHummels ha cancellato dal campo Retegui e Lookman che sono tra i giocatori più pericolosi e prolifici della Serie A. Dalla sua uscita per infortunio, la Roma è praticamente crollata. Contro il Lecce poi è stato perfetto non solo nel record di possessi recuperati (13) e di duelli vinti (12) ma anche nella partecipazione alla manovra offensiva, che non ha mai trascurato in carriera dopo gli inizi da mediano.

Esaltato dal sistema di gioco che lascia a Mancini e N’Dicka il compito di percorrere più metri, il gigante tedesco è sembrato davvero il fratello maggiore (ma non peggiore) del fuoriclasse campione del mondo del 2014. Del resto era stato lui a prometterlo dopo l’autogol di Firenze e la figuraccia di Napoli: “Sono sicuro che la storia tra me e la Roma sarà a lieto fine”. Da allora, a parte il rigore causato contro il Tottenham, è stato un valore aggiunto per la squadra che aveva scelto a inizio settembre, quando già il mercato era chiuso. È inevitabile oggi guardarsi indietro e chiedersi cosa sarebbe cambiato se Hummels fosse entrato nella lista degli inamovibili qualche settimana prima, anche per tornare in forma più velocemente. Probabilmente Juric, che ha pagato le sue valutazioni con l’esonero, non lo considerava adatto al suo modo di difendere a tutto campo, molto lontano dalla porta di Svilar. Così poco lo considerava da tenerlo in panchina anche a Bruxelles, contro il modesto Union Saint-Gilloise, quando mancavano sia N’Dicka che Hermoso. Ma è anche vero che Hummels ha impiegato più tempo del previsto ad adeguarsi all’intensità del lavoro dei compagni. Lo stesso Ranieri, nella partita d’esordio allo stadio Maradona, lo ha fatto entrare solo a inizio ripresa perché i parametri atletici emersi dagli allenamenti a Trigoria non erano confortanti.

Ora però i tifosi, che lo aspettavano con ansia e lo applaudivano in quanto innocente nel periodo della contestazione più dura alla società e alla squadra, sperano che Hummels non esca più. Tra una settimana esatta, il giorno dopo la trasferta di Como,compirà 36 anni ma non ha alcuna intenzione di andare in pensione. Il contratto scade a giugno ma niente e nessuno vieta di rinnovarlo. Per Mats il trasferimento è stata una scelta di vita, dopo aver vestito in periodi diversi solo le maglie di Bayern e Borussia Dortmund: non aveva mai lasciato la Germania e avrebbe potuto strappare un ingaggio anche in Bundesliga. Ma ha deciso di tentare un’esperienza nuova insieme alla fidanzata modella Nicola Cavanis: “È stata dura per me non giocare per tanto tempo, non ero abituato, ma ho dovuto rispettare le decisioni dell’allenatore che aveva altre idee”. Si è campioni anche nell’umiltà.

Foto: [Richard Heathcote] via [Getty Images]