Il Messaggero (M.Latella) – C’è un capitano, uno e uno solo, anzi, per dirla con Trump appena ripartito, a Roma c’è un commander in chief durato più di qualsiasi presidente, sindaco o premier. Ma alla sua lunga carriera qualcuno ha dato un contributo non banale. Perciò, e anche per conto di quelle fanciulle che ancora sognano di sposare un calciatore, ecco tre buone ragioni per dire grazie a Ilary Blasi. Il primo: perché è stata diversa dalle altre. Diversa da alcune (non tutte) mogli/fidanzate/aspiranti cacciatrici di dote pallonara. In più, in tempi di signorine e signorini disposti a tutto pur di aggiungere un follower o un like, Ilary ci ha gratificato col silenzio. Lo so, non si dovrebbe dire perché sui giornali viviamo (anche) di interviste,ma una che amministra e dosa le parole è un soffio di aria nuova nella Babele di voci che spesso inutilmente si sovrappongono. Il secondo grazie è per aver continuato a lavorare, affinando il suo talento in tv e difendendo la propria autonomia. Ciò in largo anticipo rispetto alla sentenza della Cassazione che sta probabilmente gettando nel panico più di una cacciatrice di calciatore. Il terzo “grazie”, infine, per aver gestito con tatto e sensibilità il difficile ruolo della donna del capitano. Allo stadio le scintille si accendono subito, e basta un niente per farle diventare incendi. Perciò se Totti è e resterà il capitano, a Ilary tocca come minimo la qualifica ad honorem di super portiere. In tutti questi anni di trappole ne ha sventate tante. E non si è mai fatta fare gol.