Corriere dello Sport (G. Marota) – È la più grande fabbrica di emozioni collettive del Paese. E chi non crede nel valore dei sentimenti, potrà comunque constatare come quella del pallone sia una delle industrie che contribuisce maggiormente alle casse dello Stato: 3,2 miliardi di impatto socio-economico e 1,4 miliardi di tasse ogni anno.
Il calcio degli spendaccioni e degli indebitatori resta, che piaccia o no, un importante pezzo di Pil. “Questo deve far riflettere i nostri interlocutori, che a volte sono sordi e non conoscono le sfumature dell’impegno del mondo dello sport, anche per favorire la socializzazione“. Un’autentica bordata firmata Gabriele Gravina.
[inline]
Il numero uno della Figc ha abbandonato i convenevoli, lanciando il suo appello durante una conferenza stampa organizzata dall’Aci prima del Gran Premio di Monza. Gravina ha chiesto “risposte concrete” per dare seguito a quel documento inviato lo scorso 30 luglio.
La Federcalcio aveva proposto il rinvio delle imposte, la sospensione del “divieto di pubblicità e sponsorizzazione”, l’accesso facilitato a misure di sostegno, la rateizzazione dei debiti e altre istanze di natura economica. Al momento, la Figc è stata accontentata solo sugli stadi aperti al 50% con la modalità “a scacchiera”.
[inline2]
Ma la crisi avanza e i problemi restano: ecco spiegato l’affondo di ieri. “Siamo a una svolta – ha sottolineato Gravina – Abbiamo bisogno di una risposta concreta e dobbiamo provocarla. Lo stiamo facendo con un progetto credibile, di cui Malagò è redattore. Non si può soltanto pensare di dare una pacca sulla spalla a soggetti che versano 1 miliardo e 400 milioni di gettito fiscale, che generalo 16 miliardi nel mondo delle scommesse. Pretendiamo pari dignità rispetto a tutti gli altri settori dell’economia“. Coni e Figc, in passato poco in sintonia, adesso giocano la stessa partita: si è ufficialmente aperto un nuovo fronte nella perenne disputa tra sport e politica.