La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Ha sofferto, corso, urlato. Non si è mai fermato, accompagnando la squadra per tutta la partita e predicando spesso calma. Anche se pol dentro fui non poteva essere calmo, Impossibile esserlo, c’era troppo in palio. Tanto che alla fine Daniele De Rossi si è lasciato andare, ha sfogato tutta la sua gioia, per un traguardo che solo tre mesi fa si sognava in cartolina. Ed invece quella cartolina li porta proprio la sua firma, quella di DDR, tanto per usare una sigla che in giallorosso è storia da sempre e da ieri anche unun1 po’ più di prima.
Ed ora De Rossi si giocherà la semifinale contro il Bayer Leverkusen, la squadra delle meraviglie, proprio dove il 20 ottobre del 2015 segnò addirittura una doppietta in Champions League, in un 4-4 scoppiettante, una delle serate più belle della sua vita calcistica a livello europeo.
Il disegno De Rossi l’ha studiata proprio come all’andata, con quel 4-4-2 con El Shaanawy a destra che a San Siro aveva funzionato alla perfezione. E ieri forse anche di più, perché se
poi non ci fosse stato l’infortunio di Lukaku e il successivo rosso a Celik, la Roma probabilmente avrebbe sofferto poco. Perché Daniele la partita l’aveva disegnata bene fin da subito, al la faccia di chi pensava che potesse venirgli il braccetto nel momento della gloria, ad un passo dal traguardo. Che poi il traguardo vero, per un vincente come lui, è altro e si trova direttamente a Dublino, dove il 22 maggio si giocherà la finale di Europa League.
Del resto, le premesse erano state bellissime, con il rinnovo annunciato in mattinata. È un attestato di fiducia importantissimo dice De Rossi: “Modo migliore per festeggiare non c’era, anche se avevo un po’ paura che questa notizia rovinasse il resto della giornata, visto che dovevamo pensare solo al Milan”.
“Per eliminare una squadra come il Milan c’è bisogno dell’eccellenza, quasi della perfezione – continua l’allenatore della Roma – Loro sono fortissimi, abbiamo fatto due ottime partite. Stavolta abbiamo messo anche un grande cuore, una volta rimasti in dieci c’era da fare una partita intensa, ma anche tatticamente intelligente. Per me è un orgoglio essere l’allenatore di questa squadra“.
La Roma ha giocato una partita perfetta: prima tatticamente, dimostrazione di quanto si possa far bene a livello di calcio italiano e di allenatori. Il livello del nostro calcio è alto, sono 5-6 anni che stiamo tornando competitivi. L’erba del vicino non è sempre più verde. Come dice De Rossi: “Con idee e ambienti come l’Olimpico e San Siro al giocatori forti verrà sempre voglia di venire a giocare in Italia. E poi stiamo continuando a partorire allenatori che non sfigurano, a volte serve un’opportunità come la mia, che mi è cascata dal cielo. Abbiamo sempre pensato che la scuola italiana fosse la migliore, sbagliando. Ma quel che è certo è che partoriamo sempre tanti bravi allanatori. Come lui, appunto.