Giannini: «Roma, non ti riconosco»

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Libero (D.Dell’Orco) – Contro ogni pronostico, il 5 marzo 2008, la Roma di Spalletti espugna il Bernabeu 2-1 (in gol Taddei e Vucinic) eliminando il Real negli ottavi di Champions. Stasera ai giallorossi quel risultato non basterebbe (siparte dallo 0-2 dell’Olimpico), ma viste le 7 vittorie di fila in campionato è lecito sognare. «Chiederò ai miei l’impossibile», dice Spalletti, che senza Rudiger e con un Nainggolan a mezzo servizio lancerà Dzeko titolare. Sta peggio Zidane, senza Benzema, con Kroos e Modric acciaccati, ma che ritrova Bale e James titolari. Per il Real la Champions è l’ultima spiaggia visto che in Liga il -12 dal Barça parla da solo. Proprio per questo l’ultimo numero 10 romanista prima di Totti, il «Principe» Giuseppe Giannini, non immagina distrazioni fra i madrileni.

Giannini, la Roma può ripetere l’impresa di 7 anni fa?
«Guardando le ultime partite c’è ottimismo e speranza, ma bisogna essere realisti: il Real è una grande squadra. Pronostici non ne faccio, dipenderà molto dal primo tempo e dalla formazione scelta. Non sarà facile ma è giusto crederci».

Qual è la ricetta vincente di questo Spalletti-bis?
«Il cambio di allenatore è già una scossa. Lui poi ha ridato regolarità nel lavoro e disciplina. Anche la condizione atletica è migliorata, con la squadra che con Garcia non reggeva il ritmo partita».

E in campionato la Roma può puntare al secondo posto?
«Credo che l’obiettivo al momento sia continuare il trend positivo a prescindere dalla classifica. C’è desiderio di eguagliare quanto meno quello che era già stato fatto con Spalletti, le 11 vittorie consecutive (2005-06). Poi il piazzamento verrà di conseguenza».

La sua era la «Roma del popolo», questa invece i tifosi almeno in casa sembrano averla abbandonata, per via delle proteste contro società e istituzioni…
«Mi auguro che società e supporter possano riavvicinarsi, perché c’è voglia di Roma e in trasferta il tifo resta unito. Spero che con un passo indietro tra tutte le parti in causa possa tornare il sereno».

Pensa che la lontananza di Pallotta da Roma possa influenzare i risultati sportivi?
«Non credo. Pallotta ha scelto persone fidate per gestire il club».

Quando, a 17anni, Francesco Totti arrivò in prima squadra Mazzone incaricò lei di proteggere la crescita di quel giovane di talento. Se la sente di dargli un consiglio anche ora?
«Nooo, parliamo di una persona di quasi 40 anni. Credo sia giusto far decidere a lui quando e come smettere».

Eppure l’addio travagliato dei grandi capitani giallorossi sembra una maledizione: il primo fu Di Bartolomei; poi toccò a lei, con i suoi scontri con Sensi (dopo un rigore sbagliato nel derby disse:«Uno che fa un errore così non può giocare nella Roma») e quel match di addio al calcio interrotto da un’invasione di campo tutt’altro che pacifica. Ora Totti e De Rossi, che le voci vogliono lontano da Roma
«È una questione di attaccamento. L’affetto, l’amore che circonda tutti questi personaggi va al di là del campo. E più c’è attaccamento, più c’è sofferenza quando arriva il momento di dirsi addio. Sono singoli momenti che ognuno di noi ha dovuto e dovrà affrontare. È giusto che tutti vengano tributati, ma è la Roma che continuerà ad esistere».

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