In occasione dei suoi 60 anni, Giuseppe Giannini, ex capitano della Roma, ha parlato ai microfoni di Sky Sport. Queste le sue dichiarazioni:
Sulla responsabilità della maglia numero 10.
“Credo che sia esaltante, quando indossi una maglia così la cosa deve spronarti a mettere in campo idee, fantasia e tecnica. Dybala è il più adatto a tutto ciò. Ci sono anche delle strategie societarie che io non conosco, ma quella maglia rappresenta un po’ la fantasia, l’inventare qualcosa sempre e comunque in campo”.
Sulla sua carriera a Roma.
“Sono arrivato in prima squadra in un’era che non era grandiosa, ma non mi sono perso d’animo, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cercato di rappresentare al meglio il valore della squadra. Roma non è facile, ho visto tanti campioni, qualcuno è sbocciato altrove. Ho sempre indossato quella maglia, la numero 10, con grande orgoglio e a testa alta, era il mio modo di giocare e di vivere, sempre limpido e lineare. Ho incrociato grandi campioni, come Antognoni che stava sulla trentina, Platini, Boniek, Zico, van Basten. Devo essere onesto, ho avuto compagni importanti, di tante battaglie. Ci siamo divertiti, sono contento di questo”.
I momenti illuminanti?
“Sono stati diversi, ho vinto tre volte la Coppa Italia, una Coppa d’Austria e una Supercoppa d’Austria, ho partecipato da lontano allo scudetto del 1983, dovevo giocare l’ultima partita e non l’ho fatto perché ero a un torneo con la nazionale under 16. Ho vissuto momenti bellissimi, alcune finali, qualche semifinale, qualche qualificazione conquistata. Quello che conta è il modo con cui si entrava in campo”.
Come vengono coinvolti o non coinvolti gli ex giocatori nelle società italiane? Altrove c’è più coinvolgimento per creare senso di appartenenza.
“Ci possono essere tanti motivi, elencarli sarebbe lungo. Prendo l’esempio di Maldini. È stato richiamato, ha fatto grandi cose ed è stato di nuovo allontanato. Voglio pensare che siano persone che danno fastidio, chi è lì pensa che possano far passare le altre persone in secondo piano e questo non è assolutamente vero. Conosco Paolo e conosco ex campioni, come lo stesso Riccardo Ferri, che fa il suo, sta lì, dà consigli, sono figure che poi servono. Se vogliamo essere più cattivi, essere timorosi di Maldini, Ferri, Baresi, Baggio, Giannini è da stupidi. Le persone intelligenti si fanno affiancare da persone che sanno, per migliorare l’ambiente. La penserò sempre così, ora sto aprendo una scuola calcio a Marino, cerco sempre di avvicinarmi persone che possano migliorarmi e dare consigli giusti. Secondo me è da persone intelligenti guardarsi intorno e aprirsi”.
Cosa pensi di De Rossi?
“Daniele è un mio pupillo, l’ho sempre apprezzato, come apprezzo tutti quelli che prendono a cuore la maglia e l’ambiente giallorosso. È un ragazzo intelligente, è entrato in punta di piedi non avendo alle spalle grande esperienza, ma non serve. Se giochi tante partite in nazionale, nelle coppe e sei un protagonista, non hai bisogno di esperienza. Daniele conosce i muri di Trigoria, come tanti ex. Daniele è uno di questi e va stimato e aiutato quando ce ne sarà bisogno, speriamo di no”.
Su Dybala.
“Se domenica c’è stata una palla gol, l’ha creata lui. Il valore è assoluto, è un protagonista che andrebbe tenuto sempre, io lo terrei sempre. Ci sono altre cose, altre dinamiche in una società che vanno rispettate. Speriamo che rimanga a Roma, vederlo insieme a Soulé e Pellegrini è un qualcosa di meraviglioso, spererei che rimanesse”.