La Repubblica (M. Juric) – Il refrain è sempre lo stesso: la Roma si aggrappa a Lukaku Dybala per vincere domani sera contro il Feyenoord e accedere agli ottavi di finale di Europa League. Affidarsi ai calciatori più forti della rosa per vincere le partite.

Un semplice dato di fatto. Non certo una diminutio dell’ottimo lavoro fatto da Daniele De Rossi in questi primi trentasei giorni da allenatore della Roma. Perché i numeri della squadra giallorossa sono da Champions League. Quattro vittorie su cinque partite, con 13 gol fatti. Uno in meno del Bologna dei miracoli, che proprio con Roma Atalanta si gioca il quarto posto in campionato.

Una trasformazione firmata mister De Rossi che racconta di come i giallorossi siano una squadra votata all’attacco. Tredici gol per otto marcatori diversi. Una cooperativa del gol che copre tutti i ruoli: HuijsenManciniParedesPellegriniAzmounEl Shaarawy, Dybala Lukaku. Una media di 2,6 gol a partita (che scende a 2,33 se si conta anche l’unico gol segnato a Rotterdam) di molto superiore a quella sotto la gestione Mourinho, ferma a 1,64 a partita. Dove, per vari motivi tattici, i terminali offensivi erano quasi esclusivamente il duo Dybala-Lukaku. Un’oligarchia a cui De Rossi non vuole rinunciare ma che da adesso deve innestare una marcia più alta.

La Roma avrà bisogno della miglior versione europea di Paulo Dybala. Quella vista lo scorso anno che ha trascinato i giallorossi fino alla finale di Budapest. In ogni turno ad eliminazione diretta l’argentino ha partecipato almeno ad un gol: Salisburgo (1 gol), Real Sociedad (1 assist), Feyenoord (1 gol) e Siviglia ( 1 gol). Unico passaggio a vuoto la semifinale contro il Bayer Leverkusen in cui però aveva giocato soltanto 13’ tra andata e ritorno.

L’ulteriore dato che fa ben sperare De Rossi è quello stagionale. La Joya ha partecipato a un gol della Roma ogni 105 minuti: 9 reti e 6 assist in 10 gare diverse. E nelle partite in cui l’argentino ha messo lo zampino, i giallorossi non hanno mai perso: 8 vittorie e 2 pareggi.