Pagine Romaniste (F.Belli) – Un grido di dolore strozzato nella gola da milioni di persone. Forse il più grande dramma di massa della storia consumato davanti a quasi 200.000 occhi attoniti e cuori infranti. In altre parole Maracanazo. E’ qui che nasce il mito di Alcides Ghiggia, leggenda del calcio uruguagio e della Roma. Perché il 16 luglio del 1950, al Maracanà di Rio de Janeiro, è lui, “el chico”, a siglare il gol del 2-1 che porta l’Uruguay sul tetto del mondo nell’ultima gara del Mondiale. È una vittoria impossibile, insensata, inimmaginabile. Jules Rimet, presidente Fifa presente all’evento, disse: “Era tutto previsto, tranne il trionfo dell’Uruguay“. Il generale Ângelo Mendes de Morais prima della gara pronunciò un breve discorso, emblematico riguardo le speranze, o meglio certezze, riposte nella Selecao: “Voi, brasiliani, che io considero vincitori del Campionato del Mondo. Voi, giocatori, che tra poche ore sarete acclamati da milioni di compatrioti. Voi, che non avete rivali in tutto l’emisfero. Voi che superate qualsiasi rivale. Siete voi che io saluto come vincitori!”. Certezze giustamente riposte, visto che appena un anno prima i verdeoro in Copa America trionfarono 5-1 contro la Celeste. Però quel baffetto minuto, fragile, con busto corto e ingobbito e gambe lunghe e arcuate (come lo descrisse anni dopo Sandro Ciotti) aveva altri piani nella mente. Ha deciso quel giorno, al minuto 79′, di scrivere il suo nome nella storia del calcio. Quando l’arbitro fischiò la fine, decine di persone vennero colte da infarto e alcune fonti, di non sicura attendibilità, parlano di almeno dieci morti e due suicidi dalle tribune. E’ da questo momento di isteria collettiva che nasce il mito di Ghiggia, che anni dopo dichiarò: “A sole tre persone è bastato un gesto per far tacere il Maracanà. Frank Sinatra, Papa Giovanni Paolo II e io”.
L’arrivo a Roma e l’annuncio del Sistina
Tre anni dopo al Teatro Sistina di Roma, il 31 maggio del 1953, il presidente capitolino Renato Sacerdoti si trova in procinto di fare un annuncio importante: “Poche ore fa, prima di venire fra voi, sono stato informato che uno dei più grandi giocatori del mondo vestirà con l’inizio del prossimo torneo, la maglia giallorossa della Roma. Porta lo stesso nome del nostro presidente del consiglio De Gasperi“. “Arcide, Arcide!” fa eco la folla. Qualcuno, non simpatizzante della Democrazia Cristiana, urla: “Palmiro!”, rievocando l’ex segretario del Partito Comunista Italiano Togliatti. “E’ Alcides Ghiggia, campione del mondo con l’Uruguay”, dice Sacerdoti, e la folla esplode. Il costo del cartellino si aggirò (le fonti non sono univoche) tra i 33 e i 40 milioni, di cui 15 ripagati solo il giorno della presentazione contro il Charlton. Qualcuno si ricorda il colpo di genio di Messi che invece di tirare un rigore ha passato la palla a Suarez? L’ha fatto prima di lui Alcides Ghiggia con la maglia giallorossa, genio sregolato. Veste la maglia capitolina 8 stagioni, divenendone per un periodo anche capitano ma vincendo solo una Coppa delle Fiere nel 1961. Campione mai dimenticato, innamorato della Roma, della dolce vita e delle belle donne. Roberto Gervaso diceva: “Il talento è scintilla, il genio, fiamma”. Ecco, Alcides Ghiggia fu fiamma.