Corriere della Sera (G.Piacentini) – L’ultima volta aveva giocato titolare il 17 dicembre del 2016, cioè 305 giorni fa. La Roma era impegnata allo Juventus Stadium e Luciano Spalletti decise di mandare in campo (in polemica con la società?) dal primo minuto Gerson, pupillo dell’ex d.s. Walter Sabatini che lo pagò 19 milioni di euro ma poco considerato prima di quella gara, e letteralmente sparito poi nel prosieguo della stagione. Eusebio Di Francesco, alla ricerca di qualcuno che potesse dare un turno di riposo allo stanchissimo Florenzi, a sorpresa ha inserito il brasiliano nella formazione titolare: una dimostrazione di grande fiducia e non, come in passato, una soluzione obbligata. La differenza, soprattutto nella testa del calciatore, è tanta e in campo si è vista. Di simile rispetto solo il ruolo, esterno alto a destra: Spalletti gli chiese di marcare Alex Sandro mentre Di Francesco, che prima di ieri sera lo aveva utilizzato per 61 minuti complessivi – ma sempre da centrocampista – gli ha chiesto di sacrificarsi in copertura, ma senza rinunciare alla fase offensiva. Gerson ha risposto con una gara di grande sacrificio: è uscito dopo 73’ per crampi, ma con la consapevolezza di essere un uomo in più per la Roma di oggi e di domani.