La classifica offre il verdetto più severo e al tempo stesso più bugiardo: la Juventus taglia il traguardo con 17 punti di vantaggio sulla Roma. Il titolo, quello sì, è meritato. Ma il distacco no. Esagerato e per certi versi umiliante. A guardarlo, si rischia di tirare le somme in modo sbagliato. Non deve dunque trarre in inganno: la storia del campionato è stata diversa, come hanno ammesso proprio i campioni d’Italia. La stagione da record del gruppo di Garcia ha scatenato i bianconeri che sono riusciti ad arrivare dove nessuno era mai salito in Europa, a quota 102 punti. Se non ci fossero stati i giallorossi, assatanati all’inseguimento della capolista, quel primato probabilmente Agnelli e Conte non lo avrebbero mai festeggiato.
TRIPLO KO
La resa della Roma, su input di Garcia, il 4 maggio scorso al Massimino: contro il Catania, quel pomeriggio, la sconfitta più pesante del torneo. La prima delle tre consecutive su cui cala il sipario dell’annata che coincide con il ritorno in Champions, finale che proprio non ti aspetti, con il tris di match senza punti: dopo la sbandata in Sicilia, lo sgarbo di Osvaldo all’Olimpico e la caduta di ieri a Marassi contro il Genoa (1-0). Mai in questa stagione i giallorossi avevano perso tre volte di fila. Ma, dopo le fatiche fisiche e mentali di otto mesi vissuti andando al massimo, ci sta di frenare. Di rallentare e staccare, dando appuntamento alla rivale: arrivederci all’anno prossimo.
INCOMPLETA E STANCA
Garcia arriva in Liguria senza dieci giocatori: De Sanctis, Maicon, Toloi, Romagnoli, Balzaretti, Pjanic, De Rossi, Torosidis, Strootman e Gervinho. Leggendo i nomi, è come se una squadra intera (o quasi) fosse rimasta a casa. Gente che va al mondiale, qualcuno infortunato. Contro il Genoa, tra campo e panchina, dieci calciatori della Primavera. Più Skorupski, giovane portiere polacco alla seconda partita consecutiva da titolare. Nel 4-2-3-1 di partenza, prima dall’inizio per Jedvaj, classe ’95, e Ricci, classe ’94: il croato, pur essendo centrale difensivo, ha spazio da terzino destro, l’altro invece fa l’esterno d’attacco. Nella ripresa debutta in A il romano Mazzitelli, 18 anni, centrocampista che per quasi mezzo torneo è rimasto seduto accanto ai senatori. Quando entra lui si abbassa ulteriormente l’età media: da 25,2 a 25 anni. La Roma gioca il primo tempo con autorità. Nainggolan e Ljajic spingono i compagni all’assalto, Perin fa un paio di interventi e il Genoa di Gasperini non crolla. Calano, invece, i giallorossi dopo l’intervallo. Le gambe pesano, la testa pure. Il ritmo è bassissimo, Garcia passa al 4-3-3 e si specchia nel sistema di gioco dei rossoblù.
SENZA ATTACCO
I terzini Jedvaj e Bastos difendono poco e male, Taddei da centrale soffre il pressing avversario, ma è davanti che la Roma fa cilecca. Destro non entra in partita e gira lontano dall’area del Genoa e della porta di Perin. E conferma di essere stato penalizzato dallo stop di quattro giornate. Non sembra più lui. Lento nei movimenti e nelle idee. Stasera lo aspetta Prandelli a Coverciano: per volare in Brasile deve riprendere quota. Garcia nel finale lo sostituisce con Dodò e riporta in avanti Bastos che dietro non sa più stare. Per il futuro, Sabatini dovrà trovare l’alternativa al centravanti. Per giocarsela con le big d’Europa è fondamentale la prima punta.
DELUSO IL CAPITANO
In campo da qualche minuto c’è anche Totti, entrato per Ljajic che sente tirare dietro la coscia e sorpreso per l’esclusione. Può far poco. Florenzi vorrebbe spaccare il mondo, ma crea solo confusione. La Roma non segna per la seconda gara di fila. Era successo solo all’inizio di marzo, nella partita pareggiata con l’Inter all’Olimpico e in quella persa contro il Napoli al San Paolo. Nainggolan è sfortunato quando con la punta disegna il retro passaggio fatale. E’ l’assist involontario per Fetfatsidis che si ritrova in solitudine davanti a Skorupski: colpo da sotto e gol da tre punti (38′). Adesso la Roma è davvero in vacanza.
Il Messaggero – U. Trani