«Odio sentir parlare di anno di transizione, di progetto». Più semplicemente Walter Sabatini odia le ipocrisie, il sogno non esplicitato. Per il d.s. della Roma, un club che fattura oltre 140 milioni, ne spende 40 sul mercato ed un centinaio d’ingaggi ha il diritto-dovere di non tirarsi indietro né per il presente né (a maggior ragione) per il futuro. Per questo l’obiettivo è chiaro: ora la zona Champions e per la prossima stagione la lotta scudetto.
Niente alibi «Rientriamo in un lotto di squadre che lottano per la Champions. Se non arrivasse non lo considererei un fallimento, ma sarei deluso. La Roma deve ambire a qualcosa, ma prima deve sviluppare un’idea. Giochiamo un calcio certamente esclusivo in Italia. Questo non esclude il fatto che dobbiamo vincere le partite, ma il nostro non sarà un piano quinquennale, sarà molto più veloce. Se non ci sarà un’affermazione tecnica e sportiva, evidentemente qualcuno avrà sbagliato. Le cessioni di Vucinic, Pizarro, Borriello e Menez? A parte il primo, che voleva andare via, sono state scelte tecniche, che si possono dimostrare sbagliate e allora ci sarà un conto da pagare. Lo dico adesso: mi assumo le responsabilità. Se le cose non andranno, non sarò stato un buon dirigente. Il futuro? Certo, è sbagliato prevedere immediatamente uno scudetto, ma vogliamo essere competitivi ai massimi livelli. Prenderemo giocatori che noi pensiamo esser forti e questo non sempre coincide con l’essere affermati. È evidente che l’acquisizione della Champions darebbe respiro alle casse della società e la voglia di spendere qualche soldo in più. Potremmo diventare molto forti». A chi cerca alibi nei giovani, Sabatini risponde: «Sono convinto che non conti la carta d’identità ma la caratura. Certo, l’esperienza fa da traino ma diffido del meccanismo: squadra giovane, squadra che perde. Se fosse così, sarebbero state sbagliate le scelte».
Un vertice da 40 milioni Perché non accada, il d.s. racconta un retroscena: un vertice per il mercato con il d.g. Baldini, e gli a.d. Fenucci e Pannes. Morale? Senza contare sulla Champions, si vorrebbe investire 35-40 milioni, anche se (causa casse esangui) si sta preparando un piano di rientro a lungo termine. L’impressione è che la prossima per la Roma sia da una stagione da «dentro o fuori» il calcio che conta. «Abbiamo tracciato un piano di potenziamento della squadra, ma prima vogliamo capire questo gruppo. Non bastano 3-4 acquisti per rendere un gruppo vincente». Quali acquisti? I nomi che circolano al fixing di ieri sono i soliti: Vanden Borre, Isla e Ghoulam in difesa, Casemiro e Objang a centrocampo, Destro e Nilmar in attacco. E sul è presente? «A volte subiamo delle situazioni tattiche e non troviamo immediatamente le contromisure, ma non vogliamo che Luis Enrique diventi un tattico, un alchimista. Kjaer? È vittima di una macumba, è entrato in un tunnel. Josè Angel? Si è un po’ fermato, ma ripartirà. Bojan? Ha sofferto l’esplosione di Borini, però ha segnato più di Vucinic». I titoli di coda di Sabatini sono sul suo rinnovo. «Mi sembra una cosa marginale. Sono il d.s. della Roma fino al 30 giugno. Firmerò quando sarò sicuro di aver lavorato bene». E potete stare certi che non si farà sconti.
Gazzetta dello Sport – Massimo Cecchini
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