All’inferno magari no, ma in purgatorio. Perché l’Europa League è il purgatorio delle ambizioni dei grandi club, e il Milan ieri ha fatto andata e ritorno in poco più di un’ora. Adriano Galliani era praticamente semisvenuto, Massimiliano Allegri stava tirando il collo all’ennesima bottiglietta di acqua e stava tormentando il nodo della cravatta quando Philippe Mexes ha riportato tutti più o meno in paradiso. Il Milan si è assicurato in maniera piuttosto caotica la possibilità di giocare la Champions. Con quale allenatore in panchina, ancora non si sa.
Storie Loro due, Allegri e Galliani, sono quasi sempre stati uniti. La stagione è cominciata con Galliani che agitava una mazza da baseball nei corridoi dello Yankee Stadium, perché il suo allenatore aveva preso 5 gol in amichevole dal Real Madrid. Nuvole passeggere. Galliani ha sostenuto l’allenatore che ha scelto nel 2010, quello che aveva il fisico del ruolo, e nonostante qualche scelta non condivisa non lo ha mai mollato. Neanche Berlusconi lo ha mollato, a sentire lui, ma i dubbi restano. «Con Allegri non c’è alcuna situazione strana, abbiamo un rapporto quotidiano con lui. Nei rapporti di lavoro contano i fatti, non le parole. Berlusconi lo aveva confermato all’inizio della stagione, quando aveva sette punti in classifica», ha detto l’amministratore delegato che ha anche annunciato il rinnovo di Abbiati fino al 2014. «Allegri ha un contratto in essere con noi. In tre anni ha fatto più punti della Juve, siamo 2-1 con la Juve ma lasciamo perdere l’anno scorso». Con avvocati così, si può andare lontano.
SOTTO LA CURVA Le carezze per Allegri si moltiplicano: se erano le dimostrazioni di affetto che gli mancavano, adesso è a posto. «Campionato fantastico, con partenza a handicap. La rincorsa si stava vanificando a cinque minuti dalla fine, ma ce l’abbiamo fatta. Quei minuti stavano diventando l’ultimo respiro per me, ma l’obiettivo è stato raggiunto. I giocatori vogliono molto bene al loro allenatore». E lui, l’allenatore? Quello corteggiato, discusso, criticato, forse amato, quello che ha tenuto in panchina anche ieri El Shaarawy, quello che vorrebbe si capisse che lavorare con i giovani è una bella cosa, ma il tempo è il bene più prezioso per tutti? Quello ieri è andato per la prima volta a salutare i tifosi sotto la curva, circondato dalla sua truppa affettuosa. Forse non tutti i giocatori sono davvero con lui, forse qualche dichiarazione di stima è sincera e qualche altra soltanto diplomatica. Ma dal misto di diplomazia, affetto, opportunismo, è uscito un plebiscito vero e proprio. E se a questo si aggiungono le perplessità sulle alternative ad Allegri, il quadro è completo. Sarebbe, perché con Silvio Berlusconi non si sa mai, e Silvio Berlusconi si pronuncerà probabilmente questa sera in diretta telefonica con il Processo di Biscardi, lo stesso pulpito usato per annunciare che Kakà sarebbe rimasto nel gennaio 2009. È il suo Speaker’s Corner preferito quando deve dire qualcosa di importante.
DECISIONI Quindi, attesa, per che cosa dirà il proprietario del Milan, e per come lo dirà, ma anche per le decisioni che prenderà Allegri, al quale alcune squadre hanno fatto la corte nei mesi scorsi. La Roma, il Napoli hanno sondato, ma per ora Allegri non ha voluto sbilanciarsi su nulla. «Terzo posto, poi parleremo», era il suo motto. Restare a Milano è la priorità, ma non è l’unica possibilità. Forse ci vorrà ancora un po’ di tempo per sedimentare ambizioni e desideri. Dopo una serata così, una pausa è comprensibile. «Non parlo del futuro, solo della partita», ha detto Allegri. «Andare via non posso, ho un contratto. A fine stagione bisogna parlare del futuro perché magari mi vogliono cambiare. I giovani sono cresciuti, gli anziani migliorati. C’è una buona base per ripartire».Titoli di coda o storia che continua? Oggi forse si saprà.
Gazzetta dello Sport – A.Bocci