Il Messaggero (S. Carina) – Undici anni è la distanza che intercorre tra il Triplete e l’attuale sesto posto, tra una qualificazione in Champions sfiorata a sorpresa con il Genoa e il sogno nemmeno troppo nascosto di uno scudetto storico con l’Atalanta; tra un invincibile in cima al mondo e uno Special in cerca di rilancio.
Atalanta-Roma sono loro due: Mourinho e Gasperini. Perché nel pomeriggio, oltre al duello tra Zapata e Abraham, la scena la rubano i due allenatori. È la sfida tra chi vola e chi fatica a decollare, tra chi fa sognare e chi può sognare ancora poco, tra chi predica un calcio offensivo e chi invece fa dell’organizzazione difensiva il suo credo.
Undici anni fa, dopo un Genoa-Inter 0-0, Mou si spese per Gasp: “Davvero bravo, ha risposto ad ogni mossa, l’unico a mettermi in difficoltà“. Moratti lo ascoltò con un anno di ritardo. Per sostituirlo, inizialmente preferì Benitez e poi in corsa Leonardo. Gasp arrivò nell’estate successiva (2011), dovendo comunque fare i conti con l’eredità pesantissima lasciata da José. La rivoluzione fallì prima di cominciare, dopo 5 partite.
Oggi lo scenario è ribaltato. Il tecnico piemontese vola, quello portoghese rincorre a distanza. Il primo è moderno, l’altro per qualcuno comincia a rappresentare il passato. Eppure, 58 anni Mou, 63 Gasp. Che non dimentica. E ieri ha teso la mano verso José: “È un grande allenatore, sono convinto che potrà alzare il livello”. Una stima vera, sincera e non perché entrambi sono nati lo stesso giorno (26 gennaio).