Il primo tempo era finito, il morale era basso. Rudi Garcia ha aspettato la discesa negli spogliatoi dei suoi collaboratori che abitualmente seguono i primi 45 minuti in tribuna per una chiacchierata. Ma in testa aveva già chiaro tutto. Le sostituzioni da fare e le parole da dire ai giocatori, in svantaggio 0-2. «Non è finito niente, questa partita possiamo ribaltarla. Siamo sotto solo di un gol. Sì, uno, ce ne basta solo uno per rovesciare la partita e impaurirli», il senso del suo discorso. Parole chiare, toni decisi. L’1-2 è arrivato presto, l’atteggiamento della Roma è cambiato ancor prima: i giocatori sono tornati in campo in anticipo rispetto ai 15’ di intervallo, quasi avessero fretta di cancellare un primo tempo terribile. Cancellato anche grazie al cambio di modulo, oltre che di uomini. Via il 4-3-3, via Florenzi e Nainggolan — curiosamente, proprio i due uomini fatti riposare a Udine perché sotto diffida —, dentro Strootman e Ljajic. E altra musica. Che sia stato un errore non schierarli dall’inizio? «No, non ho sbagliato — si è difeso Garcia —. Per giocare gare di alto livello bisogna avere giocatori al 100% e Ljajic non poteva giocare più di un tempo. Stringendo i denti anche lui ha fatto, con Strootman, un grande ingresso. Nella ripresa eravamo come al circo, giocavamo senza rete sotto, perché un altro gol della Lazio avrebbe chiuso la partita. È venuto fuori un pareggio, che ci servirà tanto in futuro. Vale più del solito, perché arrivato dopo una rimonta». Certo, ma qualche scricchiolio si è sentito. Maicon, ad esempio, ancora una volta ha mostrato tutta la ruggine di una grande carriera, mentre Pjanic non sembra vivere il suo periodo migliore.
NUOVO MODULO? Passando al 4-2-3-1, però, Garcia ha dato la scossa alla Roma: «Pjanic ha potuto giocare più alto e Totti affondare più in area». Letale per gli avversari, al punto che un mese dopo il Sassuolo la Roma è tornata a segnare più di un gol in 90’. In generale, la squadra è tornata a rendersi pericolosa con frequenza. E allora è facile immaginare che l’esperimento possa essere ripetuto sabato a Palermo, quando a centrocampo non ci saranno De Rossi e Nainggolan. E con Gervinho in Coppa d’Africa, Garcia è costretto a inventarsi qualcosa. Anche perché i minuti concessi a Destro come al solito sono stati pochini: «Speravo segnasse il terzo gol. Ma resta alla Roma. E farà una grande seconda parte di stagione ». Chissà che non siano anche queste parole per risollevare il morale.
La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese/D. Stoppini