Il Tempo (E. Menghi) – Tre gol la sua Roma non li faceva da cinque mesi, ma Garcia non si è scomposto più di tanto. Era ciò che c’era da fare, niente di più.
I toni sono meno duri rispetto alla conferenza della vigilia, stavolta non sbatte i pugni, ma nemmeno distende le mani per applaudire. «Non dico complimenti ai ragazzi perché – spiega il francese – domenica si torna in campo. Facciamo in modo che sia una settimana che conta, per ora abbiamo fatto solo la metà. Vogliamo i tre punti contro il Genoa». Il volto teso si dichiara «sereno, se così si dice in italiano», perché ha avuto quello che voleva: «La risposta giusta dalla mia squadra. Non cado nel catastrofismo quando le cose vanno meno bene o nell’euforia quando vanno bene. Restano 5 partite e c’è un importante risultato da fare col Genoa».
Abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno, Garcia stavolta preferisce aspettare che si riempia del tutto. E non fa eccezioni per il collega Allegri, i complimenti per lo scudetto sono rimandati al prossimo turno: «Attendiamo la fine della settimana, manca 1 punto. Hanno fatto e un’ottima stagione e sarò il primo loro tifoso per la gara di Champions, perché per l’Italia è importante».
Qui vuole restare per avere la possibilità di rivincita e tra le poche certezze del prossimo anno c’è Florenzi, con un ruolo tutto da definire però: «Lui è l’anima della Roma. È sotto gli occhi di tutti che sulla fascia destra sa fare tutto e ha fatto un bellissimo gol. È anche romano, siamo tutti fieri di lui, ma non deve mollare». Troppi complimenti rischiavano di contraddire la premessa severa di Garcia, che ha visto una squadra «viva, con carattere, orgoglio e dignità. Non abbiamo solo abbiamo vinto, abbiamo anche fatto una partita piena e siamo stati efficaci: questo ci aiuta a vincere».
Fondamentale il primo gol, arrivato da chi a Reggio Emilia non doveva giocare, dopo una settimana di polemiche per un video girato «a tradimento»: «Sono contento per Doumbia, ha fatto un gol da centravanti. Avevo previsto di giocare con un altro modulo, ma Keita mi ha detto che aveva la sciatalgia e allora gli ho detto che non lo avrei fatto iniziare perché serviva al 100%. Dopo è tornato al massimo grazie al lavoro dei fisioterapisti e l’ho fatto entrare. Il calcio è così, bisogna fare buone scelte».
L’arte dell’arrangiarsi può fare miracoli e magari ridare fiducia a Doumbia. Chi di sicuro l’ha già ritrovata è Pjanic: «È così che lo vogliamo: decisivo. Gervinho ha fatto l’assist del terzo gol, ma ognuno può alzare il suo livello. Questa è la strada giusta. Non c’è niente da fare, è solo il campo che parla».
Domenica tornerà a farlo, a modo suo, la Sud, sperando che la vittoria con il Sassuolo basti ad evitare una contestazione: «Siamo più forti quando all’Olimpico giochiamo in 12. Quando la curva è al 100% pesa tanto sull’avversario». O sulla Roma, dipende.
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